mercoledì 8 agosto 2012

PROCESSO A ORDINE NUOVO

Processo a Ordine Nuovo – Processo alle Idee A Roma nonostante la bravura ed il coraggio degli avvocati la sentenza di condanna è già scontata. Tutte le istanze della difesa sono respinte, anche le più ovvie. Graziani prepara un documento che tutti gli imputati sottoscrivono. Sono le ultime considerazioni morali su certa giustizia borghese, contenute nella memoria “Processo alle idee”, consegnata alla Corte dal Segretario Nazionale del Movimento Politico Ordine Nuovo , Clemente Graziani. Afferma, fra l’altro, Graziani: “L’abbiamo già detto: non nutriamo alcuna fiducia nella giustizia democratica e borghese. E non ci si può dar torto. Uno stesso reato, configurato da una medesima legge, può essere giudicato in modo diverso, a seconda dell’appartenenza del magistrato a questa o a quella “corrente” o fazione in cui oggi è frantumato l’ordinamento giudiziario. Dopo aver ascoltato la motivazione di rigetto delle eccezioni di incostituzionalità espressa da questo Tribunale consideriamo già deciso il nostro destino e quello del nostro Movimento in questo processo. Pertanto i nostri difensori sono liberi, ove lo ritenessero opportuno, di rinunciare al mandato loro affidato, visto che noi stessi, per le ragioni suddette, consideriamo ormai inutile un loro ulteriore impegno al fine di evitare un macroscopico errore, non solo giudiziario. Così come riteniamo inutile e nient’affatto dignitosa qualsiasi forma di collaborazione che, sempre allo stesso fine, noi avremmo potuto fornire a questo Tribunale. La nostra presenza in questa aula quarta (senza alcun riferimento all’aula quarta dove si celebravano in epoca meno ipocrita processi di regime, ma davanti ad un Tribunale Speciale, con giudici in divisa e non protetti dalla toga) sarà d’ora in avanti limitata ai casi che il rituale giudiziario rende obbligatori. Signor Presidente, Signori del Tribunale. Non considerate il nostro atteggiamento irriguardoso nei vostri riguardi. Noi condanniamo un sistema, non coloro convinti di far bene nel servirlo sino in fondo e operano così in buona fede, senza cioè rincorrere l’interesse personale, come appunto, ne siamo certi, è il Vostro caso. Non è detto che uomini probi come Voi non possano cadere nell’errore. E l’applicazione della legge Scelba nei nostri confronti e nei confronti di qualunque altro gruppo o movimento è un errore storico. Non invidiamo il Vostro compito, Signori del Tribunale. Siamo qualcosa di ben diverso (e ve lo abbiamo dimostrato) dal fascismo e il sistema Vi chiede di condannarci come fascisti. Malgrado i rapporti supplitivi che, anche in questi giorni, arrivano al vostro tavolo dalle questure di tutta Italia, non avete trovato nulla che indichi il Movimento Politico Ordine Nuovo come un’organizzazione dedita alla violenza e il sistema vi chiede di condannarci come violenti, cioè Vi esorta, con mezzi subdoli e con pressioni politiche e psicologiche di ogni tipo e provenienza, ad esercitare Voi la più esecrabile delle violenze e degli arbitri: quelli che si mascherano e si proteggono sotto la toga. Il sistema Vi chiede di soffocare le idee con l’uso delle manette, ma Voi ben sapete che le idee non si distruggono con la persecuzione. Inoltre Voi sapete che, qualunque sia il Vostro verdetto, Ordine Nuovo vivrà. Il Movimento Politico Ordine Nuovo ha combattuto finora la sua battaglia rivoluzionaria contro la società borghese nel quadro della legalità, utilizzando quel minimo di libertà che lo Stato borghese e democratico ancora gli concede. Noi lottiamo contro questa società anche perché siamo convinti che essa tenda a sopprimere, prima o poi, ogni forma di libertà. Noi siamo quindi in attesa, Signori del Tribunale, per sapere dal Vostro verdetto se abbiamo ragione o torto, se Ordine Nuovo può continuare ad agire sul piano della legalità oppure se deve ricorrere ai mezzi di lotta previsti nei periodi di repressione e di persecuzione democratica”. La sentenza sarà, inesorabilmente e come previsto, di condanna e sarà emessa il 21 novembre del 1973. Fuori dal Tribunale un carabiniere motociclista era già in attesa di una busta contenente il documento da recapitare con urgenza al Consiglio dei Ministri che, riunitosi in seduta speciale su richiesta del Ministro degli Interni Paolo Emilio Taviani che ne richiedeva l’immediato scioglimento del Movimento a mezzo Decreto Legge, emanò il Decreto. Almeno la metà dei ministri, compreso l’on. Moro, non era d’accordo, opponendo ragioni di incostituzionalità. Taviani andò su tutte le furie facendo presente che si trattava di ragioni politiche quelle che esigevano lo scioglimento e la messa al bando del Movimento Politico Ordine Nuovo. Taviani vinse la partita, tuonando in Parlamento sul “pericolo fascista”, mentre in realtà per fedeltà Atlantica organizzava anche in Italia la struttura della Gladio, in teoria creata per fronteggiare un’ipotetica invasione delle armate del Patto di Varsavia, in realtà braccio armato in Italia della “strategia della tensione”. Il 23 novembre 1973 il D.L. di Taviani era emesso, diventando immediatamente esecutivo, per “la pericolosità” del Movimento. da Marco Affatigato Dirigente del Movimento Politico Ordine ordinovista ieri ordinovista oggi marcoaffatigato@libero.it QUIRINO 1

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