domenica 28 luglio 2013

DAL 25 LUGLIO ALL'8 SETTEMBRE 1943- DATE DEL CAMBIAMENTO

Il 1943 può essere definito come l’anno delle illusioni: si illusero i congiurati del Gran Consiglio del Fascismo di salvare il Regime sacrificando Mussolini; si illusero il Re e Badoglio di tradire l’alleato senza pagare dazio; si illusero i ragazzi di Salò di difendere l’onore d’Italia e finirono col combattere i propri fratelli; si illusero i partigiani di sostituire la dittatura fascista con quella del proletariato, pensando di fare dell’Italia una repubblica sovietica e si ritrovarono, invece, a sostenere la monarchia e l’occupante americano; si illusero infine gli italiani convinti che la guerra fosse finita, quando invece ne stava per iniziare una seconda ben peggiore. Tutto ebbe inizio il 25 luglio 1943 quando, con una deliberazione del Gran Consiglio del Fascismo, il Regime cessò di esistere. Mussolini, pur potendo rigettare l’ordine del giorno del Ministro Grandi e far arrestare i congiurati, inspiegabilmente accettò il deliberato che lo esautorava di tutti i suoi poteri per essere trasferiti al Re. Intanto Vittorio Emanuele III con i vertici delle Forze Armate tramava per liquidare Mussolini, come primo atto per poi passare dalla parte vincente, quella degli alleati. Il responso del Gran Consiglio, contrariamente alle intenzione dei protagonisti (che di fatto si comportarono come utili idioti, per dirla alla Lenin), tornò utile al Re per dare una insperata veste istituzionale a quello che fu a tutti gli effetti un Colpo di Stato. L’indomani Mussolini, rispettoso delle regole e convinto della correttezza di Vittorio Emanuele III, si presentò al monarca per rassegnare le proprie dimissione da Capo del Governo. Il Re, il cui unico scopo era quella di salvare la corona e se stesso dal tracollo bellico, con un atto inconcepibile dal punto di vista istituzionale, lo fece sequestrare (e non arrestare in quanto ne mancavano i presupposti giuridici). Tutti i poteri furono affidati ai vertici dell’esercito che instaurarono una dittatura militare con a capo il Maresciallo Badoglio. Del nuovo esecutivo nessun esponente politico ne faceva parte in quanto i partiti rimanevano fuori legge al pari del partito fascista nel frattempo sciolto. A parte qualche spontanea manifestazione di giubilo, derivante dall’equivoco che con la caduta del regime sarebbe finita la guerra, degli antifascisti e dei partigiani neanche l’ombra, li avremmo visti solo dopo al seguito delle vittoriose truppe alleate. Il nuovo governo si affrettò a rassicurare l’alleato tedesco circa la fedeltà dell’Italia e il proseguimento della guerra e nel contempo avviò segreti contatti con gli angloamericani per passare armi e bagagli dalla parte del nemico, nella patetica illusione di uscire indenni da una guerra che volgeva al peggio. L’8 settembre 1943 arrivò l’annuncio di Badoglio che chiamò armistizio quello che in realtà fu tradimento: nel volgere di 24 ore i tedeschi divennero improvvisamente nemici e gli invasori americani alleati. Questo atto scellerato non mutò le sorti del conflitto, non servì a lenire le sofferenze della popolazione civile che continuò a lungo a morire sotto i bombardamenti terroristici dell’aviazione angloamericana. Servì solo a scatenare l’ira vendicativa di Hitler, in quel momento padrone assoluto del nostro Paese. Con il rovesciamento del fronte e il passaggio dell’Italia dalla parte degli angloamericani (che faceva presagire una rapida e vittoriosa conclusione del conflitto), si riorganizzarono i vecchi partiti che seppero, soprattutto quello comunista che aveva mantenuto una sua struttura clandestina, cogliere al volo quella insperata opportunità di tornare ad essere protagonisti della politica italiana. La guerra invece continuò per altri 18 mesi e nel conflitto tra eserciti si inserirono i partigiani, alcuni smaniosi di ricostruirsi una verginità politica dopo essersi affermati grazie al regime, altri per attribuirsi delle onorificenze da spendere al tavole della spartizione del potere alla fine del conflitto. E fu guerra civile. Questi sono i fatti che ognuno può giudicare, ma che dubito si possano contestare. QUIRINO 1

domenica 7 luglio 2013

DI COSA ABBIAMO PAURA?

QUELLO CHE E' SCRITTO SULLA COSTITUZIONE ITALIANA. Ma la Costituzione della Repubblica italiana, non sancisce libertà di espressione per tutti? E “Noi” non facciamo parte dei “tutti”? La Corte Europea dei Diritti Umani, con sentenza N° 1543/6 del 3/5/2007 non sancisce per tutti i cittadini gli stessi diritti? E “Noi” non facciamo parte dei “tutti”? Se così fosse ditecelo: inizieremo non pagando più le tasse! Vivo a Cerveteri, sarebbe una gran bella cittadina se fosse curata, almeno un minimo. Le strade sono piene di buche e profonde (circa cento per metro quadrato) e la pulizia ambientale lascia molto a desiderare. Pochi giorni fa, in occasione dell’anniversario della morte del Duce apparvero su alcuni muri di Cerveteri una dozzina di manifesti raffiguranti Benito Mussolini nell’atto di alzare la mano nel saluto un tempo in voga. I manifesti hanno avuto vita molto breve: in pochi minuti il solerte Sindaco di Cerveteri (o chi per lui) ha sguinzagliato i suoi attacchini e fatto coprire quell’indecenza. Allora ho pensato: se il Sindaco è stato tanto attivo per questa operazione, perché non lo è, e non pretendo la stessa solerzia, per rimettere in sesto il manto stradale, al momento molto pericoloso per pedoni, motorini e auto? Capisco che fra i due argomenti c’è di mezzo il comune senso del pudore, infatti da una parte c’è l’immagine del male assoluto e dall’altro delle innocenti buche. Anche se intuisco i motivi, una domanda è d’obbligo: perché un confronto vi intimorisce? Perché vi subentra il panico alla vista di un uomo assassinato sessantacinque anni fa? E veniamo al fatto. E mi rivolgo al Sindaco e al vice-Sindaco di Locorotondo, in provincia di Bari, dove per il 1° maggio era previsto un incontro a carattere prettamente storico. Egregi signori, Sindaco e vice-Sindaco, pochi giorni fa ricevetti un invito per partecipare, nella Vostra cittadina, ad un convegno-dibattito pubblico che aveva per tema: “Socializzazione delle aziende; Signoraggio bancario; Stato corporativo”. Questo incontro era organizzato dal Circolo Politico-Culturale “Benito Mussolini”; e in questo mondo di corrotti, mafiosi, ladri ecc. ecc. quel nome mette paura. Ma di cosa avete paura? Per capire, rinnovo quanto da anni vado proponendo: un processo a Benito Mussolini, un processo che mai c’è stato e che potrebbe richiamare l’interesse, non solo italiano, sul vostro Comune. Per spiegarmi meglio riporto quanto scrissi al Sindaco di Predappio, signor Giorgio Frassinetti: Signor Sindaco, il lettore più attento e paziente comprenderà il motivo di questa mia nuova iniziativa, per gli altri riassumerò i motivi. Alcune settimane fa inviai al periodico “Il Popolo d’Italia” un articolo dal titolo “Il nostro Cinquecento Diece e Cinque”, con il quale chiedevo al Signor Frassineti, che si era lamentato per alcune manifestazioni un po’ troppo folcroristiche dei nostalgici del Duce, di promuovere un processo a Benito Mussolini. Dato che nell’articolo avevo riportato le testimonianze e i giudizi, su quell’uomo, di Silvio Bertoldi e di Francesco Malgari, giudizi decisamente negativi e, dall’altra parte i pareri della Signora Maria Vezzi, di Pio XII e di Paul Gentizon (il più noto giornalista e storico svizzero), tutti giudizi più che positivi, di conseguenza avevo scritto: . E continuavo e consigliavo: . “E allora?” qualche lettore mi potrebbe chiedere: “C’è stata una qualsiasi risposta?”. No! Nulla di nulla. Ma la cosa non mi meraviglia più di tanto, perché questa iniziativa fu dal sottoscritto già proposta anni fa. Nel 2005 feci pubblicare un articolo, dal titolo “Una Sfida”, nel quale iniziavo con queste parole: . E ancora una volta osservavo a simile idiozia: . scrivevo fra l’altro: . In merito a quest’ultima proposta un lettore de Il Popolo d’Italia, ex magistrato fra l’altro ha scritto: . Risposi al lettore che . E allora, Signor Sindaco di Predappio e Signori Sindaci di Locorotondo e accusatori, chiedo un atto di onestà. Qualora fosse necessario, siamo “Noi” a suggerire gli atti d’accusa: 1) le violenze perpetrate dagli squadristi nell’immediato primo dopoguerra; 2) delitti commessi a danno di antifascisti, su mandato di Mussolini; 3) instaurazione della dittatura; 4) guerra di aggressione all’Etiopia; 5) interferenza militare nella guerra civile spagnola; 6) leggi razziali; 7) alleanza con il nazionalsocialismo; 8) dichiarazione di guerra alle democrazie; 9) costituzione della Repubblica di Salò (così la chiamate, sbagliando, vero?); 10) causa, conseguenze e drammi della guerra civile. Come vedete, Signori Sindaci, ce n’è a volontà per condannare, in partenza, l’imputato. Inoltre l’accusa può avere l’assistenza, non davvero da scartare, dei vari Augias con la sua trasmissione Enigma e La storia siamo noi (trasmissione veramente comica se non riguardasse avvenimenti di alta drammaticità), e tutta Rai/3. E concludo, in merito a quest’ultimo richiamo, che i vari Augias e storici che si cimentano sul piccolo schermo a raccontare favole, che di storico hanno meno di nulla, ebbene, questi personaggi sono lautamente pagati anche con il contributo del sottoscritto. Ed è, quindi, il sottoscritto che chiede giustizia anche per se stesso. QUIRINO 1

lunedì 1 luglio 2013

AVANTI MARCH............

PER DUE… AVANTI MARCH; UN…DUE…UN…DUE… Il titolo è piuttosto stravagante, lo riconosco, ma è anche voluto. Perché? L’ho appena scritto: “Sono impazzito”. Dopo quasi settant’anni di demonizzazione del Fascismo e del suo capo, scrivere una collana che ha per titolo “Benito Mussolini, l’uomo della pace” solo un pazzo può avventurarsi in simile avventura. Uomini di indiscussa serietà e coerenza come lo furono Giovanni Spadolini, Gianfranco Fini, Giorgio Bocca e, ultimamente il venerando Presidente della Repubblica, di cui nessuno può disconoscere la coerenza politica, personaggi che al solo nominare “Fascismo” entrano in rotta di collisione con l’ambiente che li circonda. D’altronde, l’ho riconosciuto poco sopra: “Sono impazzito”. Lo “stinnicchio” che ha investito Giorgio Napolitano, Laura Boldrini, Gianfranco Fini e tanti altri democratici cervelloni, soprattutto quelli con la “chippa”, dimentichi (ma attenzione, parla un pazzo, l’ho confessato) del bene ricevuto da “quell’uomo” e dal suo Regime. In questo momento ho un attimo di lucidità (almeno lo spero) e cercherò di spiegare la natura stramba del titolo: Avanti march! Un due… Dopo anni di “stinnicchiamenti”, in questi giorni lo “stinnicchio” ha colpito Giorgio Napolitano e la comunità ebraica; il motivo degli “stinnicchi” va ricercato in alcune dichiarazioni del super coerente Alemanno e del suo collega La Russa. La loro colpa? Non hanno detto sufficientemente male del “male assoluto”. Dato che sono un pazzo confesso, porterò meco altri pazzi e imbecilli nella fossa dei serpenti. La prima fila, avanti march. Un… due… De Gasperi (“Il Trentino” 7 aprile 1921): . Matteo Matteotti (Il figlio di Giacomo): <(…). No, il duce non aveva alcun interesse a farlo uccidere (il padre, nda): si sarebbe alienato per sempre la possibilità di un’alleanza con i suoi vecchi compagni, che non finì mai di rimpiangere>. L’intellettuale Stanley Baldwin (1928): . L’attore di Hollywood Wallace Beery (1933): . Renzo De Felice (in merito alle leggi sulla comunità ebraica – settembre 1931): . Pio XI (1929): . Ildefonso Shuster (Religioso – 1936): . Il commediografo George B. Shaw – 1936: . Winston Churchill (Seconda Guerra Mondiale, 1° Vol. pag. 209): . George Trevelyan (Storia d’Inghilterra, pag. 834): . Léon Nöel (1980): . Renzo De Felice (nel corso di una intervista televisiva): . Mordechai Poldiel (Storico israeliano): . Daniele Vicini (giornalista de l’Indipendente – 20 luglio 1993): . Rosa Paini (Storica ebrea. Il Sentiero della speranza, pag. 22): . George L. Mosse (Docente nell’Università di Gerusalemme, autore del libro Il razzismo in Europa, pag. 245): . Zeev Sternhell (Studioso ebreo, autore del libro La Terza Via Fascista): . Winston Churchill (1925): . André F. Poncet (Diplomatico – 1951): . Winston Churchill (1947): . Ezra Pound (Poeta americano – 1940): . Pio XII (1952): . Paul Gentizon (Le Mois Suisse – maggio 1945): . Sarà per la mia condizione di soggetto paranoico e imbecille, ma pur avendo a disposizioni altri mille e mille giudizi di altri pazzi e imbecilli, qui termino. Ma, nel contempo, mi metto rigidamente sull’attenti e radunati i “pazzi e imbecillii”, autorizzo il Presidente Giorgio Napolitano a farli marciare: “Per due, avanti march…Un due… Un due…fino a condurli nella fossa dei serpenti. Tra i “pazzi e imbecilli” intravedo anche Pio XII, Pio XI, gli ebrei George L. Mosse, Rosa Paini, Mordechai Poldiel, Zeev Sterrnhell, Angelo Sacerdoti, Angelo Sereni, studiosi e attori, storici-giornalisti, come Paul Gentizon e di seguito. Tutta gente di secondo se non di terzo piano intellettuale a confronto dei Giorgio Napolitano, dei Laura Boldrini, dei Gianfranco Fini e geniacci simili, tutti colti da “stinnicchi” al solo nominare il “male assoluto”. Diventiamo seri, anche se in questo contesto risulta difficile. Chi scrive queste note è un “romano de Roma” da almeno sette generazioni, e sente, oltre ad un non comune senso della Giustizia, anche la spinta civilizzatrice dei suoi antenati. Il motivo del mio disprezzo verso tutto e tutti lo chiarisce l’intellettuale francese Claude Ferrere, che nel 1946 sentenziò: . Ed io “non-ce-stò!. E allora, “italioti”, avanti march. Io torno indietro. Retro-front: un due… Ho ricevuto una mail dall’avv. P.T. (non indico il nome perché non autorizzato), con la quale, anche se in forma sintetica, elenca tante miracolose innovazioni portate all’Italia (e non solo all’Italia) dal Male assoluto. Ritengo il lavoro tanto ben fatto che voglio proporlo ai miei amici lettori, pertanto lo pongo in allegato. Ed ora vorrei proporre una domanda a tutti, ai detrattori e ai sostenitori del Male assoluto. Dato che viviamo un periodo di crisi, apparentemente senza via d’uscita, e dato che molti economisti e politici sostengono che la crisi del 1929 fu peggiore dell’attuale, e dato che l’Italia del Male assoluto ne uscì brillantemente, allora perché non adottare lo stesso sistema di quel periodo per uscire dai guai odierni? D’altra parte – e mi ripeto – le leggi sull’economia (parlo di leggi), non cambiano. Sono le stesse di allora. Amici lettori, la risposta è ovvia. Se si verificasse lo stesso miracolo che si verificò allora, che razza di Male assoluto sarebbe? QUIRINO 1