domenica 15 gennaio 2012

DEMOCRAZIA: QUESTO MOSTRO SACRO

LA MORTE della DEMOCRAZIA, QUALE DEMOCRAZIA?


Da tempo, purtroppo, nella guerra delle parole, si è imposto il tabù del termine DEMOCRAZIA.

Dovunque ci rigiriamo si sentono persone che se ne escono con frasi tipo: “non mi fai parlare, non sei democratico”. Oppure: “Io sono democratico”, “Questo non è democratico” e così via.

EBBENE , PRIMA CHE ANCHE QUESTO TERMINE VENGA SACRALIZZATO E VIETATO CONTESTARLO, IO AFFERMO CHE, SEBBENE RICONOSCA A TUTTI IL DIRITTO, ANZI LA INDISPENSABILITA’ DI PARLARE, DI ESPRIMERE I PROPRI PARERI, ANCHE A BRUTTO MUSO, NON SONO DEMOCRATICO E ANZI RITENGO LA DEMOCRAZIA UNA MOSTRUOSITA’ OVVERO IL REGNO DEI FURBI USI A SFRUTTARE LA GRAN MASSA DEGLI INGENUI.

Un atto, per così dire democratico, può al massimo andar bene, e forse neppure tanto, se si dovesse decidere in un condominio dove piazzare una fontana. Ma in una Società e soprattutto in uno Stato, dove ci sono problemi etici, politici, sociali e tecnici di grande complessità e rilevanza, la democrazia è un assurdo che finisce per conferire ad una maggioranza, qualunque sia e comunque racimolata, di esercitare una specie di dittatura su la minoranza.

Ma soprattutto:
per prima cosa gli uomini non sono tutti uguali, come attitudini, carattere, intelligenza, capacità tecniche e morali, nonchè inclinazioni ad essere raggirati e ingannati.

Per seconda cosa, la natura e la logica, confermate dall’esperienza, ci indicano che in un gruppo umano, è proprio la maggioranza quella che presenta un grado minimale delle precedenti attitudini ed anzi, di conseguenza, la “massa” è anche molto più soggetta ad essere emotivamente influenzata.

Terza cosa, il sistema democratico, comunque lo si voglia architettare, finisce inevitabilmente per consentire a chi ha più possibilità finanziarie e qualità da guitto di ottenere la maggioranza dei consensi. Il confronto sui programmi, l’esposizione e la valutazione da parte degli elettori delle piattaforme elettorali, sono tutte parole vuote, sciocchezze, tanto è vero che i partiti e i candidati investono soprattutto somme enormi in party, cene, spettacoli, mass media e altre esche simili.

E mi fermo qui, ma ci sarebbero anche molte altre valutazioni da fare. Si può comunque ben immaginare quale sia l’esito di una elezione, dove in ogni caso l’entrata in parlamento di attricette, soggetti di spettacolo o di sport noti al pubblico, transessuali,ciccioline e buffoni vari, non è certo un fatto occasionale. La cosiddetta Grande Democrazia americana infine ci mostra quale genere di soggetti, se non di pagliacci, finiscono per essere eletti alla presidenza ed essere poi inevitabilmente gestiti dai cosiddetti poteri forti.

Una importante e valida correzione al sistema democratico, fu quella del Corporativismo che si concretizzò nella camera dei Fasci e delle Corporazioni, dove, almeno teoricamente, si poteva determinare una classe di parlamentari competenti ed espressione delle varie categorie socio-economiche. La socializzazione della RSI inoltre corresse quella distorsione di fatto, che si determinava nel sistema corporativo, nel quale teoricamente padronato e lavoratori dovevano essere su un piano di parità, ma sostanzialmente, nella realtà, questo non avveniva. Corporativismo e Socializzazione sono i due grandi fatti rivoluzionari dell’epoca moderna.

La RSI inoltre prese anche in esame lo studio di un metodo elettivo “misto” che correggesse la rigidità delle “nomine dall’alto”, che come si era constatato nel Ventennio sopprimeva la validità della critica e sclerotizzava il ricambio umano.

Questo sul piano sociale ed economico ed in parte politico, se poi andiamo ad analizzare il campo etico e squisitamente politico e geopolitico dello Stato, dove subentrano anche aspetti di natura, oserei dire spirituale, allora la Democrazia è una follia totale. Sarebbe come se, un esercito, dovendo intraprendere una determinare azione o campagna bellica, ne sottoponesse la decisione e la progettazione al voto dei suoi soldati.



La morte della democrazia

di Giulietto Chiesa - Sabato, 14 Gennaio 2012
Siamo nella fase di trapasso dalla democrazia liberale a una superdemocrazia tecnocratica che cancellerà la partecipazione popolare. Lo scollamento tra Istituzioni e cittadini è drammatico: la casta che dirige il Paese balla sul Titanic che affonda. Il futuro? Ci aspettano il collasso della finanza mondiale e una nuova guerra.


La Consulta dichiara inammissibili i referendum sulla legge elettorale. La casta salva Nicola Cosentino, su cui pendono gravi accuse. Le annunciate liberalizzazioni saranno portate avanti a colpi di decreti legge. L'Italia è ancora una democrazia?

"Riprendendo una definizione già formulata da diversi commentatori, direi che siamo in una democrazia sospesa. Non sono ancora state introdotte norme definitive che cancellano la democrazia, ma sono stati fatti i primi passi fondamentali per eliminare la democrazia in Italia. Rispetto a quello che accadeva nei decenni scorsi, in cui c'è stato un logoramento, noi siamo arrivati al punto in cui il cambiamento delle leggi diventa una legge; a questo si lega il fatto che siamo ormai soggetti a una sovranità superiore che è quella europea, alla quale il nostro Parlamento e le nostre istituzioni hanno delegato poteri fondamentali che non vengono più gestiti in modo democratico ma sono diventati oggetto di una gestione tecnocratica.
Questa gestione tecnocratica è ritornata sull'Italia con il Governo Monti, che ne è il rappresentante, quindi noi siamo nella fase di trapasso dalla democrazia liberale, storica, a una superdemocrazia tecnocratica che di fatto è la cancellazione di ogni reale partecipazione popolare."

Uno scollamento totale tra istituzioni e cittadini. In questo quadro, la rappresentanza partitica ha ancora senso?

"Questa rappresentanza partitica è la negazione della rappresentanza democratica. La casta che dirige questo Paese è ancora nel salone delle feste del Titanic, non ha ben capito che la nave sta affondando e continua a ballare: in questo senso, la decisione della Consulta di respingere il referendum sulla legge elettorale e il parallelo salvataggio di Cosentino dalla galera deciso dal Parlamento italiano, sono esattamente la rappresentazione di una casta che balla sul Titanic che affonda.
Sostanzialmente le nostre istituzioni sono appoggiate su un liquame che è, del resto, quello che sostiene in modo bipartisan il governo, il quale insegna spettacolini da scuola elementare per dare prova di moralità pubblica, fermando le Lamborghini a Cortina d'Ampezzo, ma non tocca minimamente le strutture del vero potere, le regole della finanza italiana e europea e di fatto accetta la situazione di vendita della democrazia alle autorità europee. Mi pare che questa sia la raffigurazione di quello che sta accadendo."

Il sottosegretario Catricalà ha detto che, tra le liberalizzazioni in esame, c'è anche quella delle reti idriche. Un modo per aggirare il risultato del referendum?

"Siamo in una crisi in cui l'antagonismo tra la democrazia e il mercato è ormai del tutto esplicitato. Da un lato c'è la democrazia, c'è il referendum popolare vinto da 27 milioni di uomini e donne di questo Paese che sono la maggioranza assoluta degli elettori italiani, dall'altro lato c'è il mercato, che è deciso da un pugno di speculatori, di criminali che impone le sue decisioni alla maggioranza del Paese. Dunque siamo di fronte a una violazione evidente della Costituzione italiana, dei diritti fondamentali del cittadino. E' sbalorditivo il fatto che il Presidente della Repubblica, che dovrebbe agire a tutela di questa legittimità e legalità democratica, si schieri invece dalla parte opposta e sia anzi il sostenitore di questa democrazia sospesa. Mi viene in mente l'immagine di Titano che reggeva le colonne d'Ercole sulle sue spalle: il Presidente Napolitano è un po' il Titano che sulle sue spalle regge la democrazia sospesa. Non so cosa succederà quando Napolitano sarà costretto a farsi da parte, ho l'impressione che crollerà tutto. "

Quanto potrà ancora durare, secondo Lei, questo stato di cose?
"Non durerà molto, perché, ribadisco, il Titanic sta affondando, e credo che abbiamo un respiro cortissimo. Ci sono due grandi onde che stanno arrivando e che solo una classe dirigente di ottusi non vede. La prima, è che questa crisi, la crisi del debito non solo non viene risolta, ma diventerà sempre più grave e sempre più drammatica fino a produrre il collasso della finanza mondiale. Io vedo una grande onda di tsunami che è partita da Wall Street e si sta avvicinando a tutta velocità alle coste europee, travolgerà tutto nonostante le risibili operazioni di copertura del debito che, pur essendo sanguinose e dolorose per la gran parte della popolazione italiana, non serviranno a nulla. La seconda ondata di tsunami che arriva è la guerra. E' sbalorditivo che nessuno si renda conto che l'Occidente guidato dagli Stati Uniti sta creando le condizioni per una nuova guerra che sarà l'estremo tentativo di bruciare i libri mastri.
Siamo tutti alle prese con il problema delle privatizzazioni che non si sa bene neanche cosa significhino, tutti sono d'accordo a privatizzare il Paese con i soldi virtuali che sono stati creati finanziando le banche: fin dove si possa arrivare in questa direzione non so, ma mi pare non molto lontano.
Siamo ciechi con gli occhi puntati sul nostro ombelico mentre sta arrivando la guerra. Il primo obiettivo è l'Iran e ci accorgeremo presto di quanto questo obiettivo sia costoso, pesante e drammatico per tutti."
Quirino1

L'AMERICA SEGNATA

L’AMERICA SEGNATA


Fonte originale in inglese: http://www.darkmoon.me/2012/america-doomed-by-paul-craig-roberts-pictures-and-bolded-notations-by-lasha-darkmoon


“ Mi ero accorto che l’America era perduta. Il male aveva prevalso “.

Coloro che scrivono in modo critico sulle guerre illegali di Washington e la violazione della Costituzione americana, potrebbero trovarsi presto dietro le sbarre a tempo indeterminato.
Questo perché il criticare le politiche di Washington può essere interpretato come un appoggio ai nemici di Washington, il che potrebbe includere opere di beneficienza destinate ad aiutare i bambini Palestinesi bombardati e flottiglie varie che tentano di portare aiuti umanitari a Gaza.

I regimi di Bush e Obama hanno messo le basi per imprigionare i critici del governo senza un dovuto processo. Il Primo Emendamento viene ristretto a tutti tranne che a quegli americani infatuati che inneggiano USA! USA! USA! Washington si è eretto ad accusatore del mondo, che rimprovera sempre gli altri paesi per le violazioni dei diritti umani, mentre Washington bombarda mezza dozzina di nazioni facendole tornare all’età della pietra e minaccia molte altre dello stesso trattamento, arrivando a violare le norme di legge americane e le Convenzioni di Ginevra torturando i prigionieri.

Washington fa arrestare determinati politici stranieri, i cui paesi erano afflitti da guerre civili e li spedisce in tribunale come criminali di guerra, mentre i suoi propri crimini continuano ad aumentare.
Comunque se una persona denunciasse i crimini di guerra di Washington, questa persona verrebbe trattenuto senza accuse in condizioni tali che non sono distanti dalla tortura.

Bradley Manning è il caso lampante. Manning, un soldato americano di stanza in Afghanistan, è sospettato di essere colui che fornì a WikiLeaks in video intitolato “ Collateral Murder “ (omicidio collaterale), il quale, in base alle parole di Marjorie Cohn, “ descrive forze armate americane su un elicottero Apache che uccidono 12 civili disarmati, inclusi due giornalisti dell’agenzia di stampa Reuters. Coloro che cercarono di soccorrere i feriti furono bersagliati e uccisi “.

Uno dei Buoni Samaritani era un padre con due bambini. Il video mostra la gioia che prova il personale militare americano nel farli saltare in alto stando alti nel cielo. Quando fu chiaro che i Guerrieri Portatori di Democrazia al Popolo avevano fatto saltare per aria due bambini, invece del rimorso si può sentire la voce di uno dei boia che dice: “ è quello che merita per aver portato dei bambini in zona di guerra “.

La citazione è a memoria ma è sufficientemente fedele. Quando vidi per la prima volta questo video, fui stupito di fronte a questo crimine spudorato. E’ più che ovvio che la dozzina di persone assassinate non era altro che gente che camminava per la strada, che non minacciava nessuno, disarmati e che non facevano niente di straordinario. Non era una zona di guerra. L’orrore è che i soldati americani giocavano ad un videogioco con le persone vive. Dai loro commenti si può affermare che si stavano divertendo ad uccidere questa gente inconsapevole che camminava per la strada. Si divertirono ad uccidere il padre che si fermò a dare soccorso e a far saltare per aria la sua auto con a bordo i due suoi bambini piccoli.
Questo non fu un incidente causato da un drone, fornito di dati sbagliati, che fa saltare una scuola piena di bambini, oppure un ospedale o una famiglia di agricoltori. Questi erano soldati americani che si divertivano con giocattoli ad alta tecnologia ad uccidere chiunque ritenessero fossero dei nemici.



Quando vidi ciò, capii che l’America era perduta. Il male aveva prevalso.
Stavo per scrivere che niente è stato fatto nei confronti di questo crimine. Ma qualcosa era stato fatto. Un soldato americano che riconobbe il tremendo crimine di guerra sapeva che l’esercito americano ne era al corrente e che non aveva fatto niente in proposito. Egli sapeva anche che in qualità di soldato americano gli veniva richiesto di denunciare crimini di guerra. Ma a chi? I crimini di guerra definiti come “ danni collaterali “ rappresentano la maggior parte delle guerre di Washington del 21° secolo.

Un soldato con una coscienza morale diede il video a WikiLeaks. Non sappiamo chi fosse quel soldato. Washington sostiene che il soldato è Bradley Manning, ma Washington mente ogni volta che apre bocca. Per cui non lo sapremo mai.

Tutto ciò che sappiamo è che la colpa non ricadde su coloro che perpetrarono il crimine di guerra.
Ricadde sui due accusati di averlo rivelato: Bradley Manning e Julian Assange.

Manning fu tenuto in detenzione per quasi due anni senza che alcuna accusa fosse presentata ad un tribunale. Nelle udienze pre-processuali di Dicembre tutto ciò che Washington fece fu di mettere insieme accuse improvvisate. Nessuna prova in merito. La pubblica accusa, un tale Capitano Fein, disse alla corte, ammesso che sia vero, che Manning era stato “ addestrato e incaricato all’uso di sistemi di controspionaggio ed egli ha usato quell’addestramento per sfidare la nostra fiducia. Egli abusò della nostra fiducia “.

In altre parole Manning diede al mondo la verità su un crimine di guerra che stava per essere coperto e sia Washington che il Pentagono considerano uno che dice la verità , facendo il proprio dovere nell’ambito del codice militare, come un qualcuno che “ abusa della fiducia “.

Il Capitano Fein non avrebbe potuto essere più chiaro di così. Se dici la verità e riveli i crimini di guerra di Washington, allora hai aiutato il nemico. Quella semplice frase pronunciata dal Capitano Fein ha spazzato via in un colpo solo le tutele per chi rivela illeciti scritte nelle norme di legge americane e nel Primo Emendamento e destina a tortura e detenzione indeterminata chiunque abbia una coscienza morale ed un senso di correttezza.


Secondo funzionari americani, Manning viene trattato con gentilezza e considerazione. Questo trattamento consiste in:

1 – Isolamento in una piccola cella per 23 ore al giorno, obbligatoriamente nudo e senza i suoi
occhiali da vista, quindi praticamente cieco. Gli sono consentiti gli occhiali solo quando
legge, ma se smette un attimo per riflettere su ciò che sta leggendo, gli occhiali gli
vengono sequestrati nel caso dovesse usarli per suicidarsi.

2 - Essere tormentato ogni cinque minuti con la domanda esasperante “ Are you okay? “
(stai bene?) ed essere obbligato a rispondere “Yes” (Si)

3 – Un ora di “esercizi” al giorno il che include camminare in cerchio nel cortile della
prigione con pesanti ceppi alle caviglie. L’esercizio viene sospeso all’istante solo se
inciampa o si ferma per un secondo.

4 – Non può fare ginnastica in cella per recuperare ciò che gli era stato sospeso così
dispettosamente nel cortile della prigione

5 – A discrezione dei suoi carcerieri viene obbligato a restare nudo fuori dalla cella mentre
gli altri prigionieri gli passano davanti, autorizzati a beffarsi delle sue sofferenze.

Non ci sono prove che Bradley Manning abbia subito la tortura che prevede l’immersione della testa nell’acqua fino ai limiti della capacità respiratoria (waterboarding), ma i futuri detenuti americani rischiano questa ulteriore prospettiva in base al draconiano Decreto Autorizzativo di Difesa Nazionale approvato da Obama il 31 Dicembre 2011.

Il 2 Giugno 2010, George W. Bush ammise orgogliosamente: “ Sì, abbiamo usato questa pratica, lo rifarei di nuovo “.

Anche il Presidente Barack Obama sembra non essere preoccupato delle torture su cittadini americani. Quando gli è stato chiesto di recente circa i procedimenti giudiziari nei confronti di funzionari dell’amministrazione Bush per aver praticato la tortura, egli rispose in modo evasivo: “ Credo fermamente che sia importante guardare avanti e non dietro di noi “


Washington, in una sfacciata esibizione di ipocrisia, accusa altri paesi di violazione dei diritti umani, mentre il Congresso ha approvato, e il Presidente Obama lo ha firmato, un decreto che giustifica la tortura e applica la detenzione a tempo indeterminato, che il Rappresentante americano Ron Paul lo definisce un' accelerazione dell’America “verso la tirannia” e “una discesa verso il totalitarismo”.

Nel firmare il Decreto della Tirannia, il Presidente Obama affermò di pensare che la tirannia stabilita dal decreto non andava poi così lontano. Annunciò che avrebbe firmato il decreto con clausole che gli davano il diritto, in violazione di ogni norma, di mandare cittadini americani all’estero per essere torturati, privati di un equo processo e di tutele costituzionali.

Questo è il governo americano che sostiene di essere un governo di “libertà e democrazia” e di portare “libertà e democrazia” agli altri con bombe e invasioni.

L’anno passato ci ha regalato altri inquietanti sviluppi tirannici. Il Presidente Obama annunciò di avere un elenco di americani che intendeva colpire senza un giusto processo, e la Sicurezza Interna , una definizione Orwelliana, annunciò di aver spostato l’attenzione dai terroristi agli “estremisti nazionali”. Questi ultimi sono indefiniti e consistono in coloro che vengono definiti tali dalla Sicurezza Interna.

Niente di tutto questo è stato fatto a porte chiuse. L’assassinio della Costituzione americana è stato un crimine pubblico del quale tutti sono stati testimoni.

Le forze di polizia statali e locali sono state militarizzate non solo nel loro equipaggiamento ed armamento ma anche nel loro atteggiamento verso il pubblico. Nonostante l’assenza di attacchi terroristici interni, la Sicurezza Interna esegue perquisizioni arbitrarie di auto e camion sulle strade e di passeggeri che usano i trasporti pubblici. Un servizio federale in uniforme è in fase di addestramento per violare sistematicamente i diritti costituzionali dei cittadini e i cittadini vengono addestrati ad accettare queste violazioni come fossero normali.
I giovani non ricordano di quando si poteva salire sui trasporti pubblici senza perquisizioni invasive o radunarsi a protestare senza essere aggrediti brutalmente dalla polizia. La libertà sta traslocando nel regno del mito e della leggenda.

In un sistema simile, così come viene pubblicamente costruito, non c’è libertà, non c’è democrazia.
Ciò che è davanti a noi è una nuda tirannia.

Mentre l’America sta degenerando in un vero e proprio stato di polizia, i politici invocano costantemente “ i nostri valori “. Cosa sono questi valori? Carcerazione indefinita senza sentenza giudiziaria. Tortura. Perquisizioni arbitrarie e violazioni domiciliari. Una epidemia di brutalità poliziesca. Riduzione della libertà di parola e dei diritti di riunione pacifica. Aggressione non provocata definita “ guerra preventiva “. Interferenza nelle elezioni e negli affari interni degli altri paesi. Sanzioni economiche imposte a popoli stranieri i cui leaders non sono sul libro paga di Washington.

Se lo stato poliziesco in America fosse semplicemente una conseguenza involontaria di una vera guerra contro il terrorismo, potrebbe essere smantellato una volta che questa guerra è finita. Tuttavia le prove portano ad affermare che lo stato di polizia è una conseguenza voluta.
L’USA PATRIOT ACT (acronimo per Uniting and Stregthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act of 2001 – Traduzione: unire e rafforzare l’America fornendo strumenti adeguati necessari ad intercettare e inibire atti di terrorismo come quelli del 2001), è un enorme decreto che attacca furbescamente la Costituzione. Non è possibile che possa essere stato scritto nel breve tempo trascorso fra l’11 Settembre e la sua presentazione al Congresso. Era già pronto in un cassetto.

Lo smantellamento delle libertà civili garantite costituzionalmente è stato fatto di proposito, così come lo è l’accumulo di poteri arbitrari e irresponsabili nell’ambito esecutivo del governo. Poiché non ci sono stati eventi terroristici negli Stati Uniti per circa una decade tranne quelli conosciuti e organizzati dal FBI, non c’è alcuna minaccia terroristica che giustifichi l’allestimento di un regime politico dal potere irresponsabile. Viene fatto di proposito con falsi pretesti, il che significa che c’è un piano ben preciso non dichiarato. La minaccia che gli americani affrontano abita a Washington D.C.
Ritengo che cambiare le cose internamente tramite il sistema politico non sia fattibile.
La nostra opportunità di riesumare le libertà civili potrebbe venire dalla tracotanza di Washington. Ambizioni imperiali e derive di potere possono causare tumulti ingestibili e la perdita di alleati.
Superati all’estero, e all’interno una popolazione demoralizzata, disoccupata e oppressa , non sono certo gli ingredienti per il successo.

Per quanto tempo ancora il governo russo permetterà alle Organizzazioni Non Governative finanziate dal US Endowment for Democracy (una iniziativa americana che pretenderebbe di finanziare progetti miranti a portare la democrazia in nazioni straniere senza che queste lo necessitino o lo richiedano. In breve: un’ingerenza bella e buona negli affari interni di paesi sovrani), di interferire nelle sue elezioni e di organizzare proteste politiche?
Per quanto tempo ancora la Cina confonderà i suoi interessi strategici col mercato al consumo americano? Per quanto tempo ancora Giappone, Canada, Australia, Gran Bretagna, Germania, Italia, Turchia, Egitto e gli stati petroliferi nel Medio Oriente resteranno i fantocci degli Stati Uniti? Per quanto tempo ancora il Dollaro potrà detenere il ruolo di valuta di riserva quando la Federal Reserve sta monetizzando enormi quantità di debito?

La salvezza dell’America arriverà quando Washington subità la sconfitta delle sue ambizioni egemoniche.

Il pubblico americano non ha modo di sapere se i detenuti torturati sono terroristi o oppositori politici. Perché gli americani sono disposti ad accettare la parola di un governo che ha intenzionalmente raccontato loro la menzogna che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa ed era una minaccia per l’America?

Il potere attrae le persone della peggior specie. Come dimostrano Abu Ghraib e Guantanamo, le democrazie non sono immuni dall’uso malvagio del potere. Anzi, simili trattamenti disumani di prigionieri continuano all’interno del sistema carcerario americano per i criminali comuni.

Poliziotti idioti e obesi usano pistole paralizzanti su bambini e persone su sedie a rotelle. Maltrattano fisicamente anziane signore. La polizia fa rabbrividire. Essa rappresenta una minaccia per i cittadini maggiore di quanto la rappresentino i criminali.

La punizione senza crimine, è questo ora il Sistema Americano.

In un decennio gli Stati Uniti sono stati trasformati da una società libera in uno stato poliziesco. La popolazione americana, nel limite della sua conoscenza di quanto è successo, ha semplicemente accettato la rivoluzione dall’alto.

Gli americani sembrano gradire l’era della tirannia nella quale stanno entrando.
QUIRINO1

L’Italia è sotto “occupazione straniera”?

Gianandrea Gaiani, analista militare, è direttore del
mensile telematico “Analisi Difesa” e collaboratore di varie testate:
ha una sua rubrica su “Panorama” e scrive per “Il Sole 24 Ore”, “Il
Foglio” e “Libero”. Recentemente il dottor Gaiani ha espresso
posizioni molto dure sul nuovo governo italiano, sia in un editoriale
di “Analisi Difesa” sia in una lettera a “Il Foglio”. Definito come un
“governo di occupazione”, imposto all’Italia da potenze esterne, il
gabinetto Monti, a giudizio del dott. Gaiani, si distinguerebbe per
sudditanza e non starebbe facendo davvero gl’interessi dell’Italia, ma
anzi danneggiandoli. Il con-direttore Daniele Scalea ha incontrato il
dott. Gaiani per discutere con lui della sua forte presa di posizione.


DS: Dottor Gaiani, pare di capire che, a suo giudizio, i paesi che
avrebbero imposto questo “governo d’occupazione” all’Italia sarebbero
Francia, Germania e USA. È corretto?

GG: Per essere precisi, ritengono che siano state Parigi e Berlino a
prendere la decisione. Washington si è limitata ad intervenire per
salvaguardare i propri interessi: Obama, in un colloquio telefonico
col presidente Napolitano, gli avrebbe suggerito i nomi cui affidare i
dicasteri della Difesa e degli Esteri (evidentemente più cari agli
USA), ossia rispettivamente quello del presidente del Comitato
militare della NATO ammiraglio Di Paola e dell’ambasciatore a
Washington Terzi di Sant’Agata.
In sostanza, comunque, è avvenuto ciò che è avvenuto in Grecia: è
stato imposto un “governo fantoccio”, che rende conto a potentati
esterni anziché al popolo.

Nei suoi interventi ha attirato l’attenzione su una questione
inspiegabilmente passata sotto silenzio dai media: la richiesta
dell’UE di abrogare le cosiddette “golden shares”. Ossia le quote e
ben precisi poteri decisionali che lo Stato italiano mantiene nelle
aziende strategiche privatizzate.

È paradossale che l’UE, in una situazione descritta come di piena
emergenza, non trovi di meglio da fare che occuparsi delle golden
shares italiane. Tanto più che Francesi e Tedeschi hanno meccanismi
simili per proteggere le loro aziende strategiche. A breve scade
l’ultimatum lanciato dall’UE all’Italia: senza una legge che
sostituisca le golden shares e fornisca una protezione da scalate
esterne, il settore strategico italiano (Telecom, Finmeccanica, ENI,
Enel, ma anche le banche) sarà acquisito dagli stranieri per due
soldi, complici le cadute nelle contrattazioni borsistiche. Facciamo
qualche esempio. Le banche italiane hanno oggi una capitalizzazione
che supera di poco i 30 miliardi di euro, ma gestiscono una quantità
di denaro che è cinque volte superiore. Eppure, acquistarle tutte
assieme costerebbe meno che acquistare la sola BNP Paribas.
Finmeccanica ha una capitalizzazione di 2 miliardi, ma possiede beni
immobili che da soli valgono 4 miliardi. Francesi, Tedeschi, ma non
solo, si preparano a comperare i pezzi pregiati della nostra
industria, e lo faranno anche per eliminare dei rivali. In fondo, la
guerra in Libia non è servita a togliere interessi strategici
all’Italia, e rimpiazzarla nel paese nordafricano? Vi sono due modi
per togliere di mezzo un rivale: soffiargli i contratti, come in
Libia, oppure comprarlo, farlo passare sotto il proprio controllo,
come rischia di succedere alle aziende italiane.
Il negoziato per alleggerire i termini del rientro sul debito, chiesto
dall’Italia all’UE, ci metterà di fronte ad un ricatto: svendere in
cambio le nostre industrie pregiate. I due pesi e le due misure sono
palesi: alla Germania è stato chiesto di eliminare dei provvedimenti
che tutelano il suo settore automobilistico; non lo fa, eppure non
riceve alcun ultimatum. Ben diverso è il trattamento riservato
all’Italia, alla Grecia o all’Ungheria. Quest’ultima è stata costretta
a rinunciare a leggi decise dai suoi rappresentanti eletti in cambio
d’aiuti finanziari europei.

Poche settimane prima della caduta del governo Berlusconi, si era
parlato di un interessamento della Cina ad acquisire partecipazioni
nell’industria strategica. Non è possibile che queste manovre siano
state motivate anche dalla decisione di non permettere a Pechino di
realizzare queste acquisizioni?

Non credo, perché l’interesse cinese tende più verso i titoli di
debito pubblico. È più semplice penetrare lì, che nel settore
strategico.

Alcuni critici hanno tacciato il gabinetto Monti d’essere un “governo
dei banchieri”. Tuttavia, si è visto come le banche italiane siano
state discriminate dall’UE, che ha richiesto una ricapitalizzazione in
ragione dei titoli del Tesoro italiano posseduto da queste banche,
risparmiando invece gl’istituti finanziari francesi e tedeschi pieni
di “titoli tossici”. Insomma: se anche le banche sono “vittime”, chi
sono i “complici” interni di questa “occupazione”? E se non ve ne
sono, come ha potuto essere imposto all’Italia un “governo
d’occupazione”, come lo definisce lei?

Si è imposto grazie alla debolezza della politica. Ed a metodi di
pressione dall’esterno che non necessariamente richiedono complicità
interne. Berlusconi ha accelerato i tempi delle sue dimissioni dopo
che un pesante attacco speculativo fece crollare il titolo Mediaset in
borsa… E comunque, un governo delle banche non deve esserlo
necessariamente di quelle italiane (che pure sono state favorite da
numerosi provvedimenti). La stessa ricapitalizzazione chiesta dall’UE
può aiutare gli stranieri ad entrare nelle banche italiane. Che sono
particolarmente ghiotte perché contengono l’ingente risparmio delle
famiglie italiane.

Ma insomma, esistono settori “nazionali”, animati da senso dello Stato
e – perché no? – sano patriottismo, che potrebbero reagire a tutto
ciò?

L’unico modo per reagire è far mancare il sostegno al Governo in
Parlamento. Ma la politica non è in grado, perché non può fornire
un’alternativa e comunque è lieta che ad aumentare le tasse sia un
governo tecnico. Un “governo d’occupazione”, dico io, perché favorisce
i competitori dell’Italia. Sono davvero “straordinarie”, come le ha
definite la Merkel, le misure del gabinetto Monti: infatti ci
garantiranno recessione ed inflazione allo stesso tempo. Togliere di
mezzo una delle maggiori potenze economiche mondiali è nell’interesse
di parecchi paesi.

E dato che lei è prima di tutto un analista militare, veniamo ad una
scottante questione che è salita all’onore delle cronache, proprio in
rapporto alla politica d’austerità, negli ultimi giorni. Mi riferisco
alla polemica relativa all’oneroso acquisto dei caccia multiruolo
statunitensi “Joint Strike Fighter” F-35 da parte dell’Italia. Al di
là degli argomenti antimilitaristi, da un punto di vista realista,
quest’acquisizione conviene o non conviene?

Il programma JSF avrebbe dovuto costare all’Italia, nei piani
originari, 2 miliardi per lo sviluppo e 15 miliardi per l’acquisto di
131 aerei. Si tratta d’una cifra che è già oggetto di riesame:
probabilmente ne compreremo solo un centinaio. In ogni caso, lo
sviluppo dell’aereo è arrivato in ritardo rispetto alla tabella di
marcia, ed il conseguente aumento dei costi è difficile da
quantificare. In Italia ufficialmente si prevede d’acquistare ciascun
velivolo al costo unitario di 78 milioni di dollari. I canadesi, però,
calcolano che ogni JSF costerà loro 146 milioni.
Diciamo subito che gli aerei, dopo trent’anni, è normale vadano
cambiati. Si può ovviamente decidere di cambiarli con meno mezzi, ed è
già il nostro caso: i 131 F-35 daranno il cambio a 220-250 velivoli
più vecchi. Ma all’Italia servono questi F-35? Servono se vogliamo
continuare a bombardare in giro per il mondo a fianco dei nostri
alleati. Quest’aereo sarà acquistato da altri paesi della NATO, e
possederlo renderà le nostre forze integrabili con quelle alleate.
In ogni caso, l’aereo è statunitense: noi abbiamo un ruolo di
sub-fornitori, e dunque deboli ricadute industriali. Acquistando
l’F-35, rinunciamo alla capacità di produrre da soli i nostri aerei,
come con l’Eurofighter, o come fanno i Francesi con il Rafale.
Rinunciamo a sviluppare la versione d’attacco al suolo
dell’Eurofighter, su cui invece investiranno i Tedeschi. Ciò ci
condanna a lavorare su prodotti nordamericani per molti anni a venire.
I Francesi non riescono ad esportare il loro Rafale: esaurite le
commesse interne, chiuderanno la catena di montaggio. Fra dieci anni
in Occidente ci sarà una sola catena di montaggio: quella degli USA.
Non è una scelta d’oggi: è stata presa nel 1996 e confermata nel 2002.
Se vogliamo continuare a fare la guerra (anche contro i nostri
interessi, come talvolta accade) ci servono questi aerei. Andrebbero
bene anche gli Eurofighter, in realtà, a maggior ragione visto che i
nostri avversari sono guerriglieri o eserciti scalcinati. La
sofisticazione è però utile all’industria, perché permette d’acquisire
tecnologia assieme agli aerei.
Ma v’è infine un aspetto fondamentale di cui non si parla mai: gli
F-35 costano molto, ma costa ancora più caro tenerli in linea. Il
bilancio della Difesa sarà sempre più ridotto dai tagli finanziari:
già oggi conta poco più dei soldi necessari a pagare gli stipendi.
Dovremmo allora blindare i bilanci della Difesa per i prossimi 15-20
anni, o corriamo il rischio di ritrovarci con tanti moderni F-35, ma
senza i soldi per fargli il pieno. Già succede in parte: la voce
dell’esercizio è quella più colpita dai tagli. Se non garantiamo
risorse alla Difesa, ha poco senso acquistare questi aerei.
L’aeronautica italiana punta a mantenere una forza su due diversi
velivoli, l’Eurofighter Typhoon per la difesa e l’F-35 per l’attacco.
Anche la Gran Bretagna lo fa, ma ha molti più soldi di noi come del
resto Francia e Germania che avranno invece un solo velivolo
multiruolo.

Nei suoi interventi ha ricordato che l’Italia ha una “sovranità
limitata” da molti decenni: potremmo dire dal 1943. La domanda che mi
pongo è: l’Italia può essere sovrana dentro la NATO? Ovvero bisogna
trovare una nuova configurazione strategica, quale può essere una
ristrutturazione dell’Alleanza Atlantica, o un trattato di sicurezza
collettiva pan-europeo, quale quello promosso dai Russi negli ultimi
anni?

Durante la Guerra Fredda, anche se la nostra sovranità era limitata,
gl’interessi dell’Italia (e dell’Europa) e degli USA convergevano.
Oggi la situazione è mutata, come dimostra il caso libico. Gli USA
negli ultimi mesi hanno sacrificato molti regimi arabi loro alleati
per rimpiazzarli con nuovi regimi a loro volta non molto democratici.
Persino l’Arabia Saudita si preoccupa, tanto da intervenire in Bahrayn
prima che lo facessero gli USA. Siamo sicuri che il Mediterraneo
dominato dall’islamismo sia nell’interesse europeo? Io credo di no.
Invece può esserlo in quello degli USA, che sono più lontani, al di là
dell’oceano.
Bisogna rivalutare il ruolo italiano ed europeo rispetto ai nostri
interessi. Gli USA hanno giocato un ruolo tutto sommato stabilizzatore
fino a Bush, mentre ora ricoprono un ruolo palesemente
destabilizzatore. L’Italia stessa è stata destabilizzata con la guerra
di Libia. Berlusconi partecipò controvoglia all’intervento,
inizialmente decidendo che i velivoli italiani non avrebbero lanciato
bombe. Il venerdì di Pasqua Kerry, presidente della Commissione esteri
del Senato statunitense, giunse in Italia per conferire privatamente
con Berlusconi. La domenica successiva Obama telefonò a Berlusconi. Il
giorno dopo, anche l’Italia diede il via ai bombardamenti. Questo
significa avere sovranità limitata. Sovranità che oggi è proprio
azzerata.
Bisogna riflettere sulle alleanze. La Francia e la Gran Bretagna, in
Libia, hanno fatto i loro interessi. Parigi ha scelto di tenere la
propria flotta fuori dal controllo della NATO, perché alla testa di
quest’ultima c’era un ammiraglio italiano. Il mondo è cambiato,
bisogna riconoscerlo e guardare al nostro interesse nazionale. Oggi ci
sono paesi pronti a tutto per un contratto petrolifero. Quando Sarkozy
decise d’attaccare la Libia, gli aerei francesi sorvolarono l’Italia
senza nemmeno chiederci il permesso. Questi sono competitori, non
alleati.

Lei è un “euro-scettico”, vero?

L’Europa non c’è mai stata. Sono vent’anni che seguo guerre sul campo,
e l’Europa non l’ho mai vista, se non nelle chiacchiere e nei
regolamenti astrusi. Persino nei Balcani l’Europa si è dimostrata
incapace, ed ha dovuto far intervenire la NATO. Non c’è un sentimento
europeo. E l’Europa non è democratica: nessuno l’ha votata. Gli unici
due referendum costituzionali li ha persi, per poi scavalcarli tramite
il voto dei parlamenti. La verità è che oggi qualcuno sta riuscendo là
dove non era riuscito Napoleone coi granatieri e Hitler coi panzer.
Germania e Francia, con lo spread, stanno creando un impero.

Berlino e Parigi riusciranno a mantenere congiuntamente questo
“impero”? O alla fine si scontreranno per il potere?

Oggi vi sono due assi in Europa. Il primo è quello franco-britannico
sulla Difesa: lanciano progetti che poi si rifiutano di condividere
col resto dell’UE. Il secondo è il direttorio economico
franco-tedesco. Ma mentre gli USA prima realizzarono l’unione degli
Stati tramite la guerra d’indipendenza e poi costruirono le
istituzioni federali, noi europei prima abbiamo creato le istituzioni
e la moneta unica, e poi stiamo pensando a costituire l’unione
politica.

Certo però che bisogna porsi il problema dell’alternativa all’Unione
Europea. In questo mondo che viaggia verso il multipolarismo, in cui
la tendenza evidente è all’integrazione regionale, come potrebbe
l’Italia, da sola, sperare di conservare la sua sovranità, dovendo
competere con grandi potenze semi-continentali o con possenti
costruzioni integrate?

Io voglio mantenere l’UE, perché ha alcune cose positive, come il
libero scambio interno. Ma la Turchia, fuori dall’UE, sta costruendo
un suo “impero”, grazie ad una classe politica che ha il coraggio di
muoversi su scala regionale in maniera vincente.

Ma lei, da esperto militare, saprà bene che non si possono guardare
solo le cifre. Certo, come PIL nominale l’Italia è anche più forte
della Turchia. Ma la Turchia ha una coesione morale, una vitalità
popolare, un entusiasmo che mancano all’Italia, un paese declinante
sotto molti punti di vista. Ecco perché ci servirebbe un’alternativa
all’UE, se non vogliamo più restarvi o se dovesse crollare nostro
malgrado. Dove trovarla? Forse proprio in un asse mediterraneo con la
Turchia, per gestire ed arrangiare congiuntamente il nuovo volto del
nostro mare?

Non è necessario uscire dall’Europa ma mettere in discussione questo
tipo d’Europa, puntando senza compromessi a garantire i nostri
interessi nazionali specie nell’area mediterranea. Non possiamo
diventare un lander sgangherato della Germania, o un “territorio
d’Oltremare” francese. Ci manca purtroppo una classe politica capace
di decisioni forti.
Fonte: geopolitica-rivista