mercoledì 8 agosto 2012
DAL VERTICE DI CHICAGO
21:57 20 MAG 2012
(AGI) Chicago - Dal vertice di Chicago arriva il battesimo per il progetto di sistema di sorveglianza terrestre della Nato Ags, che avrà la sua base a Sigonella, in Sicilia, e dovrebbe diventare pienamente operativo nel 2017. A margine del summit sono stati firmati i primi contratti per dare attuazione all'intesa firmata a febbraio da 13 Paesi (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Stati Uniti. Il progetto, che rientra nella Smart Defence per la razionalizzazione delle capacità militari degli alleati, prevede l'acquisto di cinque droni (di cui la Nato curerà manutenzione e operatività) e l'istituzione di un comando associato e di una stazione base di controllo. Il costo previsto per mettere in piedi il sistema è di un miliardo di euro e a regime è previsto che a Sigonella arrivino 600 militari in più.
Tre articoli che precedono la news
Accordo Nato: Sigonella sarà
«capitale mondiale dei droni»
Antonio Mazzeo
04.02.2012
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Per future «guerre preventive» in Medio Oriente, Africa, Est Europa, gli Usa e la Nato varano uno dei più costosi programmi nella storia dell'alleanza. Solo 13 paesi contribuiranno, Francia e Gran Bretagna restano ai margini, Spagna e Polonia si tirano fuori. L'Italia al centro del progetto. Altro che rinunciare agli F35...
«È un buon accordo, un grande accordo, un accordo ben fatto». Non nasconde la sua soddisfazione il segretario della difesa Leon Panetta: la Nato si doterà entro il 2017 di un nuovo sistema di sorveglianza terrestre, l'AGS (Alliance Ground Surveillance) e il suo centro di comando e di controllo verrà installato nella base siciliana di Sigonella. La lunga ed estenuante trattativa tra i partner ha visto però ridurre progressivamente a 13 il numero di paesi che contribuiranno a quello che si preannuncia come uno dei più costosi programmi della storia dell'Alleanza atlantica. Oltre a Stati uniti e Italia, Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Romania, Slovacchia e Slovenia. Un contributo operativo specifico verrà comunque da Francia e Gran Bretagna che metteranno a disposizione i propri sistemi French Heron Tp (coprodotti con Israele) e Uk Sentinel. Restano fuori Spagna e Polonia, candidatesi inizialmente con l'Italia per ospitare l'AGS con i cinque velivoli senza pilota del tipo "Global Hawk" che la Nato acquisterà dalla statunitense Northrop Grumman.
«L'accordo è un passo fondamentale verso un sistema di sorveglianza dell'Alleanza in grado di dare ai comandanti una fotografia precisa di qual è la situazione sul terreno», ha dichiarato il segretario generale Nato, Anders Fogh Rasmussen. «E la recente operazione in Libia ha dimostrato quanto importante sia questa capacità». Durante i mesi del conflitto libico, proprio a Sigonella l'US Air Force aveva schierato due "Global Hawk" e un imprecisato numero di droni MQ-1 Predator, utilizzati in particolare per individuare gli obiettivi e dirigere i bombardamenti dei caccia della coalizione a guida Nato. Nei programmi del Pentagono, la base siciliana è destinata a fare da vera e propria capitale mondiale dei velivoli senza pilota: entro il 2015 dovrà ospitare un reparto di Us Air Force con 4-5 "Global Hawk", più altri 4 droni in via di acquisizione della Marina Usa.
Un accordo di massima per la trasformazione di Sigonella in «principale base operativa» del sistema AGS era stato raggiunto a Cracovia il 19 e 20 febbraio 2009, durante il vertice dei ministri della difesa della NATO. «Abbiamo scelto questa struttura dopo un'attenta valutazione e per la sua centralità strategica nel Mediterraneo che le consentirà di concentrare in quella zona le forze d'intelligence italiane, della Nato e internazionali», dichiarò a margine dell'incontro l'allora capo di stato maggiore della difesa, generale Vincenzo Camporini. Ancora più esplicito il vicesegretario generale per gli investimenti alla difesa dell'Alleanza, Peter C. W. Flory: «L'AGS è essenziale per accrescere la capacità di pronto intervento in supporto delle forze Nato per tutta le loro possibili future operazioni». Un sistema destinato non solo alle attività d'intelligence o alla raccolta ed elaborazione dati, ma che consentirà la realizzazione dei futuri piani di «guerra preventiva» e di first strike in Africa, est Europa e Medio oriente.
Sigonella, aerobase hub NATO dei droni
Spazio aereo civile e militare del Belpaese, scenario su una controversa convivenza.
E adesso? Speriamo bene, di cavarcela. Di farcela a fronteggiare l'intreccio tra il traffico aereo civile, commerciale, di aviazione generale e quello militare con l'universo dei droni/predator.
E' notizia di questi giorni, l'aerobase siciliana di Sigonella diventando la sede del nuovo sistema di sorveglianza della Nato acquisice un ruolo strategico sopratutto come hub operativo globale per la flotta dei droni, UAV, UAS e come volete chiamare i velivoli senza pilota. Governati a terra da distanza da team operativi che si alternano 24 ore su 24 in ogni parte del pianeta Terra.
Dopo un prolungata trattativa, durata 20anni, i ministri della Difesa Nato siglato l'accordo per realizzare un nuovo sistema di controllo: l'Alliance Ground Surveillance. I tredici Paesi aderenti risultano Italia, Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Stati Uniti. Partecipano anche Gran Bretagna e Francia. Il segretario generale Anders Fogh Rasmussen ha comunicato l'intenzione di acquisire cinque droni.
Velivoli teleguidati (!) che saranno operati per conto di 28 alleati dalla aerobase di Sigonella.
I cinque velivoli saranno del tipo “Global Hawk” e saranno acquistati dalla Northrop Grumman.
La localizzazione operativa delle flotta UAV rappresenta una questione primaria per qualsiasi area geografica del Pianeta. Determina, infatti, una complicata coesistenza operativa nello spazio aereo di maggior movimentazione dei voli dei droni.
Data storica, 16 settembre 2010, il primo UAV arriva a Sigonella
Aerohabitat ha da tempo sancito l'esistenza di una situazione di "Alert UAV - UAS", a cui dedica una specifica rubrica ed uno spazio di dibattito ed analisi autorevolmente curato dal Com.te Renzo Dentesano (vedi). Lo scorso 16 settembre, lo rivela in un articolo del 17 settembre su www.agrigentoflash.it Antonio Mazzeo, sulla aerobase USAF è atterrato il primo di cinque velivoli UAV“Global Hawk” RQ-4B.
In attesa di riprendere l'analisi sulle operazioni UAV - UAS in uno spazio aereo nel quale operano aeromobili civili e commerciali Aerohabitat propone, integralmente, il documentato articolo citato.
Da oggi volare sulla Sicilia sarà come giocare alla roulette russa. La notte del 16 settembre, nella base aeronavale di Sigonella è atterrato il primo dei 5 velivoli senza pilota UAV “Global Hawk” RQ-4B dell’US Air Force previsti nell’isola nell’ambito di un accordo top secret stipulato tra Italia e Stati Uniti nell’aprile del 2008. Alla vigilia dell’arrivo del micidiale aereo-spia, le autorità preposte alla sicurezza dei voli avevano emesso il NOTAM (NOtice To AirMen) W3788/10 in cui si annunciava che dall’una alle ore quattro di giovedì 16 sarebbero state sospesi gli approcci strumentali e le procedure per l’avvicinamento di aerei ed elicotteri allo scalo di Catania-Fontanarossa, il terzo come volume di traffico passeggeri in Italia, distante meno di dieci chilometri in linea d’area dalla base USA di Sigonella. Una misura necessaria ad evitare che il Global Hawk potesse interferire con il traffico aereo, a riprova della pericolosità di questo nuovo sistema di guerra il cui transito nei corridoi riservati al trasporto civile è fortemente osteggiato dalle due maggiori associazioni piloti degli Stati Uniti d’America, la Air Line Pilots Association (ALPA) e la Aircraft Owners and Pilots Association (AOPA).
Il Global Hawk è un aereo con elevate capacità nel settore d’intelligence, sorveglianza e ricognizione. La sua apertura alare è di 40 metri, quasi come quella di un 737, ha un peso di oltre 14 tonnellate e può volare fino a 36 ore consecutive a circa 600 chilometri all’ora a quote di oltre 20.000 metri.
Prodotto dall’industria statunitense Northrop Grumman, il Global Hawk è in grado di monitorare un’area di 103,600 chilometri quadrati grazie ad un potentissimo radar e all’utilizzo di telecamere a bande infrarosse. Le immagini registrate vengono poi trasmesse per via satellitare ai comandi terrestri. La sua rotta è fissata da mappe predeterminate, un po’ come accade con i missili da crociera Cruise, ma gli operatori da terra possono tuttavia cambiare le missioni in qualsiasi momento. Il prototipo giunto a Sigonella è stato assegnato al “9th Operations Group/Detachment 4”, il distaccamento dell’US Air Force operativo sin dallo scorso anno per coordinare e gestire le missioni di spionaggio e guerra dello squadrone RQ-4B in Europa, Africa e Medio oriente. Il distaccamento USA dipende direttamente dal 9th Reconnaissance Wing del Comando per la guerra aerea con sede a Beale (California), anche centro dell’Agenzia d’intelligence dell’aeronautica statunitense.
Secondo quanto affermato dal portavoce del Comando della base di Sigonella, l’inizio delle operazioni dell’UAV è previsto per il prossimo mese di novembre. «Il veicolo – si aggiunge – sarà utilizzato in acque internazionali per la sorveglianza delle linee di comunicazione, per il supporto a operazioni umanitarie e, su richiesta dello stato Italiano, per operazioni di soccorso sul territorio nazionale in caso di calamità naturali, pratica dove l’apparecchio è già stato impiegato con successo ad Haiti e negli incendi della California».
Finalità inverosimili, del tutto in contrasto con quelle degli otto Global Hawk che la NATO assegnerà entro il 2012 ancora a Sigonella nell’ambito del nuovo programma di sorveglianza terrestre AGS (Alliance Ground Surveillance). Secondo quanto dichiarato da Ludwig Decamps, capo della Sezione di supporto dei programmi di armamento della Divisione difesa dell’Alleanza Atlantica, i velivoli senza pilota «saranno fondamentali per le missioni alleate nell’area mediterranea ed in Afghanistan, così come per assistere i compiti della coalizione navale contro la pirateria a largo delle coste della Somalia e nel Golfo di Aden». Operazioni, pertanto, tutt’altro che umanitarie.
QUIRINO 1
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