mercoledì 16 ottobre 2013

S. ANNA DI STAZZEMA.

La “vera” verità sull’eccidio di S.Anna di Stazzema. I responsabili della rappresaglia. Testimonianza di un uomo che ha vissuto di persona quella realta in quel periodo e in quel posto…aggi ancora in vita. A Stazzema eravamo circa 1.000 sfollati della pianura della Versilia per sfuggire ai bombardamenti terroristici americani sulla popolazione indifesa. Ivi attendevamo che <> il fronte per fare ritorno ai nostri casolari. Fra i quali c’ero anch’io, con mio padre , ancora dolorante per le ferite riportate durante un mitragliamento aereo a Forte dei Marmi, con mia madre e mia. sorella Mio fratello non era con noi perché aveva lasciato il lavoro per accorrere volontario nel battaglione allievi ufficiali < della R.S.I… La nostra nuova sistemazione era tutt’altro che accogliente, escluse alcune eccezioni.Per il mangiare era un dramma. Ai più fortunati, in cambio di denaro, oro, orologi, catenine, fedi nunziali, veniva data un po’ di farina di castagne; i nullatenenti morivano di fame. Veniamo all’Eccidio. Da Stazzema tutti i giorni passavano militari tedeschi diretti a S. Anna e riposavano sui gradini esterni della chiesa parrocchiale. Questo non garbava ai partigiani locali, veniva considerata una sfida nei loro confronti. La popolazione, preoccupata per le eventuali ritorsioni e rappresaglie, si raccomandava verso gli stessi che non intentassero azioni di alcun tipo. I partigiani rispondevano rassicurando che, per tali casi, avrebbero pensato loro a difendere la popolazione.. Il 10 agosto avvenne quello che in molti temevano. I partigiani spararono a quattro tedeschi che riposavano sui gradini esterni della chiesa “Madonna della neve”. Due rimasero uccisi, gli altri riuscirono a fuggire. La reazione dei tedeschi non tardò: la mattina dopo il paese fu accerchiato dai soldati e gli uomini tra i quali mio padre, furono messi al muro per essere fucilati. Provvidenziale fu l’intervento di una donna sfollata professoressa di francese che riuscì a comunicare il lingua tedesca con il comandante tedesco, al quale spiegò spiegando la verità, sostenendo l’estraneità e la viva preoccupazione della popolazione. L’ufficiale tedesco, che anche grazie all’intervento del prefetto di Lucca, si convinse a non effettuare quella rappresaglia vedendo le salme dei suoi soldati portate all’interno della chiesa e cosparse di fiori, ma ordinò l’abbandono del paese entro 24 ore. Tornarono i partigiani che cercarono di calmare l’ira dei paesani e degli sfollati, e dissero loro di trasferirsi a S.Anna, dove era la loro roccaforte: li li avrebbero difesi e entro 24 sarebbero tornati a Stazzema. Mio padre non credette alle loro parole. Usciti dal paese e giunti ad un bivio con il cartello che indicava due deviazioni, una per S.Anna, e l’altra per Forte dei Marmi, mio padre, nella sua saggezza, scelse di andare a Forte dei Marmi, fra i tedeschi, così facendo ci salvò la vita. A Forte dei Marmi nessuno ci face del male. La rappresaglia, oltre per i fatti di Stazzema, fu provocata da precedenti stillicidi rimasti impuniti. A S.Anna successe come a Stazzema (escluso i morti ). Spararono contro i soldati tedeschi dalle finestre del paese e fuggirono. La rappresaglia tedesca fu sanguinaria e spietata contro vittime innocenti : oltre 560 morti. Il paese contava 260 abitanti, le rimanenti 300 persone erano gli sfollati di Stazzema che avevano creduto alle promesse fatte dai partigiani e li trovarono la morte. Il paese di S.Anna si trova in collina, dalla pianura di Forte dei Marmi, dove eravamo ricoverati, si vedeva ma non ne conoscevamo le cause, qualcuno lo immaginava. Terminata la guerra non cessò l’odio e il rancore della popolazione di Stazzema verso i partigiani che avevano provocato loro tanti guai, danni e morti. I partigiani giustizieri dei tedeschi, per oltre un decennio si guardarono bene di ritornare al paese. Per venti l’eccidio fu taciuto dalla resistenza, in seguito fu ricordato a loro uso e consumo. Ricordo che mia madre in quei giorni era molto inquieta, aveva sognato mio fratello che la invocava e quattro cavalli morti. Il 12 Agosto 1944, a Ponte Crenna, nell’Oltrepò Pavese, mio fratello cadde con altri tre commilitoni in una imboscata partigiana. Anche il rabbino Toaff volle dare la sua versione dei fatti di S.Anna e dichiarò che la rappresaglia fu effettuata perché gli abitanti del paese avevano nascosto i gli ebrei, ( cosa assolutamente falsa ). Io all’poca avevo 13/14 anni, oggi sono ancora vivo… V.N. PONTEDERA 19/05/2013

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