venerdì 3 maggio 2013
QUANTI DI VOI LETTORI CONOSCONO QUESTI ARTICOLI?
A causa della crisi internazionale del 1929 nei Paesi ad economia liberale i suicidi si contavano a decine, mentre l’Italia stava superando la congiuntura senza eccessivi drammi. Franklin Delano Roosevelt era stato eletto Presidente degli Stati Uniti a marzo del 1933, periodo nel quale un americano su quattro era disoccupato ed esattamente nel momento in cui in Italia veniva concepito l’IRI (l’IMI fu costituita nel 1931) sotto la guida di Alberto Beneduce . Con la nascita dell’IRI furono gettate le premesse dello Stato imprenditore e con questo furono definite le linee di demarcazione tra l’area pubblica e quella privata. Tutto questo mentre l’Italia era impegnata nei grandi lavori, e potevamo lamentare solo 403 mila disoccupati, dei quali almeno la metà a carattere stagionale: cifra trascurabile se consideriamo che, ad esempio, la Gran Bretagna ne lamentava un milione e mezzo, la Germania era giunta ai sei milioni e mezzo.
L’Italia più che uno Stato del vecchio continente era una meschina provincia in una grande Europa che però dettava leggi al Mondo. Ne è prova, tornando a Roosevelt, ricordare che questi aveva impostato la campagna elettorale all’insegna del New Deal, ossia ad un vasto intervento statale in campo economico, in altre parole proponendo un’alternativa al liberismo capitalista, ad ispirazione dei principi fascisti. Una volta eletto, Roosevelt (e questo nel dopoguerra fu accuratamente celato) inviò, nel 1934, in Italia Rexford Tugwell e Raymond Moley, due fra i più preparati uomini del Brain Trust, per studiare il miracolo italiano. In merito lo studioso Lucio Villari osserva: .
Roosevelt inviò Tugwell a Roma per incontrare Mussolini e studiare da vicino le realizzazioni del Fascismo. Ecco come Lucio Villari ricorda l’episodio, tratto dal diario inedito di Tugwell in data 22 ottobre 1934 (anche l’Economia Italiana tra le due Guerre ne riporta alcune parti, pag. 123): .
Mussolini, a sua volta inviò a Washington il Ministro delle Finanze Jung, il quale, incontrato il Presidente americano, gli fece dono di due Codici di Virgilio e di Orazio e consegnò a Roosevelt una lettera del Duce. Il documento relativo a questo contatto Mussolini-Roosevelt, ci fa sapere Villari, è custodito in copia nell’Archivio Jung, il cui originale, come il diario inedito di Tugwell, si trova nella Roosevelt Library.
Tra i liberals d’America le opinioni erano divise: una rivista come The Nation, fortemente conservatrice, era duramente antifascista. Gli economisti pianificatori del New Deal vedevano nel corporativismo il coordinamento economico statale necessario davanti alla bancarotta del lassez-faire liberista. Così nel 1933 Roosevelt firmò il First New Deal, e il Second New Deal venne firmato nel 1934-1936. Quindi fu Franklin D. Roosevelt ad istituire il Social Security Act, una legge che introduceva, nell’ambito del New Deal, indennità di disoccupazione, di malattia e di vecchiaia. Contemporaneamente nacque anche il programma Aid to Family with Dependent Children (Aiuto alle famiglie con figli a carico), tutti provvedimenti che avevano già visto la luce in Italia nel Ventennio fascista. Subito dopo la Corte Costituzionale degli Usa decretò l’incostituzionalità di alcune leggi. Da questo momento Italia e Usa presero, non solo economicamente, strade diverse.
Che l’Italia fosse sulla via giusta è attestato proprio da colui che è considerato uno dei maggiori scrittori del secolo: Giuseppe Prezzolini. Giuseppe Prezzolini nacque per caso (così era solito dire) a Perugia il 27 gennaio 1882 (morì, centenario, a Lugano nel 1982). Iniziò la sua attività di giornalista ed editore appena ventunenne. Dopo aver partecipato alla Prima Guerra mondiale si trasferì, non accettando il regime fascista, negli Stati Uniti nel 1929; ma, come poi scriverà, non mancherà di tornare frequentemente in Italia. Dopo uno di questi viaggi compiuto nei primi anni Trenta, scrisse: . Esattamente come oggi, è vero signori Minoli e Augias?
Il grande banchiere americano John Pierpont Morgan sembra condividere l’opinione di Prezzolini: . Parole che scritte in questi anni nei quali vige la vulgata resistenziale suonano come artefatte.
A questo punto è opportuno ricordare quanto ebbe a dire Bernard Shaw nel 1937: . Non si dovranno attendere molti anni prima che la profezia del celebre scrittore si avveri. Non a caso di fronte alla confermata crisi del liberismo e delle utopie del marxismo, un autorevole personaggio democratico inglese Michael Shanks, economista di ampia esperienza internazionale, già direttore della Commissione Europea degli Affari Sociali, nonché Presidente del Consiglio dei Consumi, indica nel suo libro What is the wrong with the modern World? che .
E allora chiedo a voi lettori, per superare la crisi che oggi ci attanaglia, perché non fare riferimento ai vincenti provvedimenti messi in atto nella prima metà dell’altro secolo? D’altra parte le regole – e parlo di regole – dell’economia non cambiano, quanto fu fatto allora non potrebbero essere valido ancora oggi?
Già, è vero, erano provvedimenti di chiara marca fascista…Non aggiungo altro, se non tornare a proporre di non pagare il canone Rai; se qualcosa non cambierà!
Dalla “Repubblica delle banane” alla Repubblica “Gay-friendly”?
di Enrico Galoppini
Alla fine ce l’hanno fatta anche in Francia: per legge viene sancita la liceità dei “matrimoni gay” e del “diritto” di costoro di adottare bambini.
Ma la legge francese pecca per difetto. Il “legislatore” s’è dimenticato di attribuire a questa categoria superprotetta e coccolata un altro basilare “diritto”: quello di concepire dei figli.
Sì, perché per tal via viene meno – nel “Paese dei Lumi” – il principio della “égalité” tra cittadini “gay” e “etero” (come piace definire oramai le persone normali), sancito con altisonanti dichiarazioni dalla Costituzione della “Repubblica antifascista nata dalla Resistenza” e via incensando.
Cosa abbiano partorito le “Repubbliche antifasciste nate dalla Resistenza” imposte in questo simulacro d’Europa sui cingoli dei carri armati dei “liBBeratori”, è presto detto: tutto tranne che quelle sane abitudini e quegli atavici modi di vita che hanno contraddistinto i nostri popoli per secoli.
Nel narco-staterello di Hashim Thaci, il Kosovo e Metohija, si chiede in questi giorni di proclamare “persona non grata” il regista di fama mondiale Emir Kusturica perché intende a realizzare un film sulla tratta degli organi dei serbi fatta dai secessionisti schipetari dell’UCK. Kusturica ha affermato di non capire il nervosismo di Pristina perché non è stato lui a inventare questa storia, ufficialmente presentata da Dik Martin nel suo rapporto sui trattamenti inumani e i traffici d’organi dei serbi in Kosovo, relazione che puntava direttamente al premier kosovaro ed ex leader dell’Uck Hashim Thaci, approvata il 16 dicembre 2010 dalla Commissione affari legali e diritti umani dell’Assemblea del Consiglio d’Europa.
Il film sarà realizzato basandosi su un romanzo di Veselin Dzeletovic intitolato “Il cuore serbo di Johann”. Si tratta della storia vera di un tedesco che porta nel petto il cuore di un serbo rapito dall’UCK e ucciso per strappargli il cuore e venderlo al mercato nero.
Questo tedesco ha poi adottato il figlio della vittima. L’autore del romanzo ha parlato direttamente con l’uomo tedesco, molte volte, dal 2004 al 2007. Lo scrittore Dzeletovic racconta: “Sono andato nel Kosovo e Metohija a portare libri da donare e lì ho sentito parlare di una donna serba violentata da cinque schipetari e che si è suicidata non potendo più vivere con quel ricordo tremendo. Quella donna è stata la moglie di un mio amico rapito dagli schipetari nel 1999. Durante la sepoltura della poveretta, nel cimitero con molti monumenti distrutti dagli albanesi, c’era un tedesco che voleva aiutare materialmente la famiglia della donna perché aveva saputo da chi e come aveva avuto il suo cuore trapiantato. Voleva acquietare la propria coscienza. Intendeva donare una grossa cifra, ma dopo aver capito che il figlio della donna era rimasto solo, che non aveva fratelli né sorelle, ha deciso di addottarlo. Lo zio del ragazzo non accettava che il ragazzo diventasse tedesco e per questo il tedesco Johann accettò di convertirsi e diventare ortodosso per avere l’approvazione dello zio all’adozione. Il destino ha voluto invece quest’adozione. Oppure la volontà divina! Dunque, il tedesco stava nel povero cimitero ortodosso serbo vestito molto diversamente dalla gente del posto, cioè signorilmente. Seguiva i funerali con una certa distanza aristocratica e gli stava accanto in ogni momento un agente della BND cioè della Bundesnachrichtendienst (servizio informazioni federale della Repubblica Federale Tedesca). Ad un certo momento il ragazzo, la cui mamma veniva seppellita, si mise ad abbracciare le gambe di quel tedesco e disse ad alta voce: “Papà”. Il ragazzo istintivamente ha riconosciuto il cuore del suo padre in un altro uomo. È una storia tragica che non può lasciare indifferente nessuno. Tutti i fatti del mio romanzo sono veri tranne i nomi dei personaggi e del villaggio”. Il romanzo di Dzeletovic offre anche delle informazioni che nessuno voleva pubblicare finora, neppure Dick Martin. Per esempio, le operazioni del trapianto non venivano fatte in Albania, ma in Italia. I serbi rapiti venivano portati in Albania per essere uccisi secondo gli ordini che arrivavano: i loro organi venivano estratti in Albania con i metodi più crudeli e poi trasportati in frigoriferi in Italia. Sono stati usati i motoscafi con i quali si raggiungeva l’Italia in meno di tre ore. Le basi logistiche di questi traffici loschi sono state poste prima dell’aggressione della NATO alla Serbia, quando i figli dei poveri d’Albania venivano venduti agli italiani ricchi ancora prima del 1999. In tal modo sono stati stabiliti i primi contatti con i contrabbandieri cementati poi con i traffici illegali di sigarette e di droga. Ricordiamo che il testimone protetto K-144 del Tribunale dell’Aia dichiarò: “Io so di almeno 300 reni e di altri 100 organi estratti ai rapiti del Kosmet. Si estraevano anche il fegato e i cuori. Un rene si vendeva da dieci a cinquanta mila marchi tedeschi… Hashim Taci prendeva l’80% del guadagno che lui spartiva poi con altri comandanti dell’UCK…” Nella televisione irachena, un certo sceicco Bahramin si è vantato, nel 2000 ,d’aver avuto un cuore nuovo in Turchia. Diceva di stare benissmo e gli dispiaceva solo un fatto: il cuore era di un serbo cristiano. L’autore del romanzo “Il cuore serbo di Johann” ha detto d’aver incontrato recentemente un funzionario dell’Eulex e che era possibile che le indagini si sarebbero ampliate all’Italia e alla Germania. Comunque sia, Kusturica dice che girerà questo suo film in Russia, dove ha tanti amici che gli daranno una mano a realizzarlo. Ovviamente l’Europa, e specialmente i Balcani, compresi l’Albania e la stessa Serbia con la sua provincia del Kosovo e Metohija, cioè i territori dove sono avvenuti questi crimini, non sono un palcoscenico dove è possibile girare un film su questi delitti orrendi, anche se è stato comunque possibile commettervi questi crimini genocidi, non immaginabili da una mente normale. E con l’assoluta complicità di Bruxelles e di Washington.
QUIRINO !
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