lunedì 30 luglio 2012
LA PUNTUALIZZAZIONE
signor Stefano Gatti,
presso CDEC, via Eupili 8, 20145, Milano
presso Comunità Ebraica Romana, largo Stefano Gaj Tachè, 00186, Roma.
Gentile signor Stefano Gatti,
ho preso visione dello scritto comparso a Sua firma in data 26 luglio 2012, sito romaebraica.it, tito-lato «Comizio neonazista a Milano». Mi pregio puntualizzare:
1. la Siria, da Lei riduttivamente definita «degli Assad», è in realtà la Siria del popolo siria-no, di cui è legittimo presidente il dottor Bashar al-Assad.
2. tra i promotori della manifestazione non c'erano organizzazioni «arabo islamiche» – sa-piente l'uso del termine «islamiche», Lei mi capisce! – ma la Comunità siriana che si riconosce nel suo legittimo governo e difende, contro una feccia di tagliagole assassini, i legittimi interessi, mora-li e materiali, del popolo siriano.
3. i – da Lei definiti – «movimenti estremisti di sinistra e di destra» sono stati contattati, co-me pure singoli personaggi come il sottoscritto, dalla Comunità siriana. Tutti hanno aderito di buon grado alla testimonianza di libertà che veniva loro offerta e non hanno «promosso» un bel niente.
4. se Lei, come penso, ha visionato il filmato integrale del mio intervento, riterrà certo opera di Sua foga polemica l'avere scritto che io avrei «tessuto un ampio elogio dell'Iran degli ayatollah». In verità, ho usato il termine «Iran» due sole volte, senza giudizi di valore. Né «ampio» quindi, né «elogio». Il che, ovviamente, non toglie che, di fronte a realtà come l'attuale Stato degli Ebrei, la Repubblica Islamica dell'Iran sia un faro di luce e dignità umana.
5. vengo definito «famigerato esponente del neonazismo italiano». Ora, poiché l'aggettivo «famigerato» è sinonimo almeno di «malfamato», Le chiedo cortesemente su quale mia nefandezza Lei fondi tale termine. A mia conoscenza non sono mai stato eccepito né sanzionato, né ho mai com-piuto azioni che qualunque persona ben nata possa giudicare disdicevoli.
6. l'uso del termine «neonazismo» è indebitamente polemico. Invero, non ho mai fatto parte di gruppi politici, né organizzati, né informali. La mia attività, di natura squisitamente intellettuale, è consistita nello studio, nell'analisi, nella formulazione di ipotesi e nell'arrivo a conclusioni dettate dal desiderio di allontanarmi quanto possibile dalla menzogna. Cioè, di avvicinarmi alla verità.
7. che tale volontà e l'impostazione culturale dell'intera mia vita permetta a me di definirmi «compiutamente fascista» – cioè, nazionalsocialista – non permette a Lei, ancorché spinto da interes-sata polemica, di definirmi «neonazista». A tale scopo, mi permetta di allegarLe la nota di apertura a quelli che Lei ha definito «enormi volumi di polemistica antisemita».
Gianantonio Valli, nato a Milano nel 1949 da famiglia valtelli¬ne¬se e medico-chirurgo, ha ● pubblicato saggi su l'Uomo li-be¬ro e Orion; ● curato la Bibliografia della Repub¬blica Sociale Italiana (19891), i saggi di Silvano Lorenzoni L'abbraccio mortale - Monoteismo ed Europa e La figura mostruosa di Cristo e la convergenza dei monoteismi, i libri di Joachim Nolywaika La Wehr¬macht - Nel cuore della storia 1935-1945 (Ritter, 2003), Agostino Marsoner Gesù tra mito e storia - Decostruzione del dio incarnato (Effepi, 2009), Wilhelm Marr, La vittoria del giudaismo sul germanesimo (Effepi, 2011) e Johannes Öhquist, Il Reich del Führer (Thule Italia, 2012); ● redatto la cartografia e curato l'edizione di L'Occidente contro l'Euro¬pa (Edizioni dell'Uomo libero, 19852) e Prima d'Israele (EUl, 19962) di Piero Sella, Gori¬zia 1940-1947 (EUl, 1990) e La linea dell'Isonzo - Diario postumo di un soldato della RSI. Battaglione bersaglieri volontari “Benito Mussolini” (Ef-fepi, 2009) di Teodoro Francesconi; ● tradotto, del nazionalsocialista Gottfried Griesmayr, Il nostro credo - Professione di fede di un giovane tedesco (Effepi, 2011).
È autore di: ● Lo specchio infranto - Mito, sto¬ria, psi¬co¬logia della visio¬ne del mon¬do elleni¬ca (EUl, 1989), studio sul per¬corso e il significato meta¬storico di quella Welt¬anschau¬ung; ● Senti¬men¬to del fa¬scismo - Ambiguità e¬si¬stenziale e co-eren¬za poe¬ti¬ca di Ce¬sa¬re Pa¬vese (Società Editrice Barbarossa, 1991), nel quale sul¬la base del taccui¬no «ritrova¬to» eviden-zia l'ade¬sio¬ne del¬lo scrittore alla visione del mondo fasci¬sta; ● Dietro il So¬gno America¬no - Il ruolo dell'e¬braismo nella ci-nema¬togra¬fia statu¬ni¬ten¬se (SEB, 1991), punto di partenza per un'opera di seimila pa¬gine di formato normale: ● I complici di Dio - Gene¬si del Mondiali¬smo, edito da Effepi in DVD con volumetto nel gennaio 2009 e, corretto, in quattro volumi per 3030 pagine A4 su due colonne nel giugno 2009; ● Colori e immagini del nazionalso¬cia¬lismo: i Congressi Nazio¬nali del Partito (SEB, 1996 e 1998), due volumi fotografici sui primi sette Reichsparteita¬ge; ● Holocaustica religio - Fondamenti di un paradig¬ma (Effepi, 2007, reimpostato nelle 704 pagine di Holocaustica religio - Psicosi ebraica, progetto mondiali-sta, Effepi, 2009); ● Il prezzo della disfatta - Massacri e saccheggi nell'Europa "liberata" (Effepi, 2008); ● Schindler's List: l'immaginazione al potere - Il cinema come strumento di rieducazione (Effepi, 2009); ● Operazione Barbarossa - 22 giugno 1941: una guerra preventiva per la salvezza dell'Europa (Effepi, 2009); ● Difesa della Rivoluzione - La repressio-ne politica nel Ventennio fascista (Effepi, 20122); ● Il compimento del Regno - La distruzione dell'uomo attraverso la tele-visione (Effepi, 2009); ● La razza nel nazionalsocialismo - Teoria antropologica, prassi giuridica (in La legislazione raz-ziale del Terzo Reich, Effepi, 2006 e, autonomo, Effepi, 2010); ● Dietro la bandiera rossa - Il comunismo, creatura ebrai-ca (Effepi, 2010, pp. 1280); ● Note sui campi di sterminio - Immagini e statistiche (Effepi, 2010); ● L'ambigua evidenza - L'identità ebraica tra razza e nazione (Effepi, 2010, pp. 736); ● La fine dell'Europa - Il ruolo dell'ebraismo (Effepi, 2010, pp. 1360); ● La rivolta della ragione - Il revisionismo storico, strumento di verità (Effepi, 2010, pp. 680); ● Trafficanti di sogni - Hollywood, creatura ebraica (Effepi, 2011, pp. 1360); ● Invasione - Giudaismo e immigrazione (Effepi, 2011, pp. 336); ● Il volto nascosto della schiavitù - Il ruolo dell'ebraismo (Effepi, 2012); ● L'occhio insonne - Strategie ebraiche di dominio (Effepi, 2012, pp. 604).
Ri¬cono¬scendosi nel solco del reali¬smo pagano (visione del mondo elleno-roma¬na, machiavelli¬co-vichiana, nietzsche¬a¬na ed infine compiutamente fascista) è in radicale opposi¬zio¬ne ad ogni allucinazione ideo-politi¬ca demoli¬berale e socialcomu-nista e ad ogni allucinazione filosofi¬co-reli¬giosa giudaica e giudaicodiscesa. Gli sono grati spunti critico-opera¬ti¬vi di ascen-den¬za volterriana. Non ha mai fatto parte di gruppi o movimenti politici e conti¬nua a ritenere preclusa ai nemici del Sistema la via della politi¬ca comunemente intesa. Al contrario, considera l'assolu¬ta urgenza di prese di posizione puntuali, impatteg-giabili, sul piano dell'ana¬lisi storica e in¬tellet¬tuale.
8. e lasci perdere il termine «nazista», da Lei sbavato al posto del corretto «nazionalsocialista»! non offenda il Suo equilibrio con cadute di stile! E mi ri-cito:
Poiché le parole veicolano il pensiero e poiché ben concordiamo con Dietz Bering («le parole sono stru¬menti che le società approntano per deter¬mi¬nati scopi; usandole, esse interpretano e formano la realtà»), con Gian Luigi Beccaria («l'agonia e la morte delle cose cammina di pari passo con l'oblio del nome che le designa») e con Guillaume Faye («le parole hanno un'importanza fonda¬men¬tale, come sostiene Fou¬cault, costituiscono il fondamento dei concetti che a loro volta sono l'im-pulso semantico delle idee, motore delle azioni. Nominare e descrivere è già costruire»), i termini «nazista/na¬zi¬smo», e tan-to più il fantapsichico «nazi» – Mode¬schimpfworte, «insulti alla moda» e proto¬ti¬pi di ogni neolingua, coniati dai comunisti weimariani, il secondo dal demi-juif Konrad Heiden – vengono da noi sem¬pre posti tra vir¬go¬let¬te.
Ciò in quan¬to non-scientifici e caricature parame¬ta¬fi¬siche del fenomeno nazio¬nal¬socialista ope¬ra¬te dai suoi nemici radi-cali, vo¬ca¬boli disin¬carnati da ogni realtà, flatus vocis desti¬tuiti di riso¬nanza storica. Si pensi solo, ab inversis, al risibile sen-so palesato dai termini democratico, libe¬rale, socialista, comunista e giudeo/e¬breo quando ve¬nis¬sero sincopati in «demati-co/demo», «li¬bale/liba», «socista/so¬ci», «comi¬sta/comi», ed infine «udeo» e «breo» (volendo, per questo ultimo, con Vol-taire, anche «bereo»). Inconsapevoli, con¬corda¬no con noi Joseph Si¬truk Gran Rabbino di Fran¬cia: «I nazisti perdono la loro umanità e non possono es¬se¬re più con¬si¬derati uomini» e l'antico assas¬si¬no Joseph Harmatz: «I nazisti al genere umano era-no estranei». «Per la Germania del tempo di Hitler» – conclude lo storico Jacques Heers, svelando un¬'ar¬ma pole¬mi¬ca di in-discussa efficacia – «non si parla oggi se non di "nazismo", termine dalle consonanze bizzarre, un po' barbare, che evoca ai nostri occhi il male assoluto e carica di ogni peccato tutto quanto si vuole accusare di "nazionale"».
9. «i principali temi del discorso antisemita nazista» – così Lei definisce riduttivamente la mia opera – altro non sono che le conclusioni scaturite dalla lettura di migliaia di libri, saggi ed articoli opera dei Suoi congeneri, dai più stimabili ai più faziosi. Ripeto, migliaia, tanto che immodestamente posso ritenermi il solo goy ad essermi immerso tanto vastamente in tale pubblicistica religiosa, ideo-logica, psicologica, storica e politica. La Bibliografia della mia opera principale, «I complici di Dio», riporta diecimila titoli. E creda, tutti letti iuxta sua et propria principia a documentare limpidamente una visione del mondo a me radicalmente aliena. Altrettanto certo è che l'80% delle citazioni da me riportate è di fonte ebraica (chiedo venia per l'altro 20%). E mi ri-cito:
D'altra parte, se è vero che il talmudi¬co Maestro Jose ci insegna che «una persona non dovrebbe mai dare a Satana l'op-portunità di aprire la boc¬ca» (Bera¬kot 60a) e che «non dovremmo conce¬dere nes¬suna misericor¬dia a chi è privo di cono-scenza» (Bera¬kot 33a) in quan¬to «senza cono¬scenza, come può esservi discerni¬mento?» (Berakot j 5, 2), questo – l'essere cioè privi di cono¬scenza – non sembra essere il nostro caso. Ci ri¬ser¬viamo co¬mun¬que, e ci pare il minimo e accettabile per-fi¬no per un ebreo e per un demo¬crati¬co, non solo le simpatie «istintive», ma anche il giudizio su fatti, dati e interpre¬tazio¬ni.
Il tutto, certamente non con l'animo asettico e «distaccato» dei docenti universita¬ri (per il cui conformismo, per il cui tradimento proviamo sovrano disprezzo quando non puro odio) naviganti nell'empireo dell'«obiettivi¬tà», ma parva cum ira ac paululo studio (ci si conceda qualche ani¬mosità: «as men schlogt dem kalten schtejn, fliht arojs a hejsser funk, quando si batte la fred¬da pietra, ne vola un'ardente scintilla»). Certamente senza quella «simpatia» autovantata dal cristiano Giacomo Scarpelli verso i Fratel¬li Maggio¬ri. Certamente col tono «rigoro¬sa¬mente pole¬mico» addebitato dalla consorella Pisanty agli studiosi olorevi¬sionisti. Ma altret¬tanto certamente senza quelle «false e viziose motivazio¬ni addotte dai fascisti», i quali, profitta¬to¬ri dell'umana ignoranza, «bramano fuggire l'arduo destino dell'umana liber¬tà» (Waldo Frank) e senza alcuna «rappre¬sentazione tendenziosa, e spesse vol¬te falsa e diffamato¬ria» (Amos Luzzatto)¬.
Ma altrettanto certamente con piede leg¬giero, umo¬ri¬smo («l'u¬mori¬smo, rimedio con¬tro l'ido¬la¬tria», vanta Moni Ova-dia... pe¬raltro respingendone l'ap¬plicazione alla più oscena e moderna delle idola¬trie), sarcasmo e (olo-)causticità. Ma sem-pre senza nessu¬no dei «più vili stereo¬ti¬pi antise¬mi¬ti», con serenità di giudizio e senza espressio¬ni ambi¬gue («chiun¬que si lasci sfuggire un solo aggettivo equivocabi¬le per un ten¬ta¬tivo di giusti¬fi¬care il nazismo si espone a un legittimo linciag¬gio», ci conforta il big boss Paolo Mieli, direttore del Corrierone... il corsivo degli aggettivi, datane la bellezza, è nostro). In ogni caso, suaviter in modo, fortiter in re.
10. tutto ciò premesso, Le sono grato per l'inattesa pubblicità ai miei libri. Oltre che «enormi» – aggettivo peraltro intriso di una vaga carica denigratoria – gradirei che Lei usasse, per presentare in futuro le mie opere, anche termini quali «oneste», «documentatissime», «condivisibili per la massima parte, quando non del tutto».
Ringrazio Lei e il CDEC – alle cui fortune finanziarie a spese del contribuente sto partecipando coi miei interventi – per l'opportunità offertami.
Cuveglio, 29 luglio 2012, Tishà be-Av 5769
P.S. Una domanda, spero no Tish'à be-Av n violatrice di privacy. È forse Lei figlio degli autori del volume, tosto mandato al macero, Il quinto scenario, edito nel 1994 da Rizzoli, nel quale si avanza la tesi che ad abbattere l'aereo passeggeri su Ustica furono due caccia israeliani?
P.P.S. A riprova non solo della mia sete di conoscenza ma anche della mia indulgente com-prensione per la capziosità dei cervelli umani, pensi che ho letto con interesse – ovviamente senz'al-cuna empatia – persino l'opuscoletto liberticida dell'avvocatessa Di Cesare.
P.P.P.S. Concorderà certo con me sulla necessaria diffusione integrale in ogni sede mediatica – a mo' di «lettera aperta» urbi et orbi – di queste mie considerazioni.
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